Sul palco allestito accanto al Duomo, il cantautore Niccolò Fabi, dialogando con lo scrittore inglese David Nicholls, autore del best seller Un giorno (Neri Pozza, 2010), racconta per esempio del fascino che gli hanno sempre suscitato i manoscritti medievali e le vite silenziose dei monaci dediti unicamente alla copiatura; laureato in Filologia Romanza con una tesi in codicologia, ammette il suo grande amore e rispetto per la parola. Nello scrivere una canzone lo sforzo è teso a trovare il termine giusto: «La canzone è un luogo talmente piccolo che basta una sola parola sbagliata a far saltare l’equilibrio». Quasi complici nell’antitesi, da un lato David Nicholls riconosce la propria assoluta mancanza di talento musicale, dall’altro Niccolò Fabi ammette che «scrivere oltre una pagina non è la sua misura».
È però nella figura di Sarah Quigley che troviamo invece la perfetta sintesi di amore per la musica e la scrittura. Come la stessa organizzatrice del Festival Anna Folli ammette, il romanzo Sinfonia Leningrado della scrittrice neozelandese incarna lo spirito di Le Corde dell’Anima, rappresentando egregiamente un riuscito connubio; in effetti, dalle brevi note biografiche dell’autrice che ci vengono raccontate durante la presentazione, non si può non essere d’accordo: dopo aver studiato per tredici anni proprio il violoncello, Sarah Quigley si laurea ad Oxford e, superato un primo tentennamento, decide che la letteratura sarà la sua vita. Tuttavia, essendosi sempre occupata di musica, riesce a fondere nel suo romanzo, l’amore per queste due arti.
Sarah Quigley è una figura esile, delicata, dallo sguardo penetrante. Quando la incontro nella hall dell’albergo in cui soggiorna e la ringrazio per l’intervento che avevo avuto modo di ascoltare al mattino, mi dice di essersi emozionata per la splendida musica suonata al pianoforte dal Maestro Emanuele Ferrari e per l’autorevole commento e le acute osservazioni del moderatore, il Prof. Enrico Reggiani. La presentazione del suo libro edito di recente da Neri Pozza, è stata allestita nella splendida cornice di Palazzo Affaitati, con una cura particolare che rende merito all’impegno della scrittrice ed alla sensibilità dei curatori della rassegna.
Il Prof. Reggiani ha voluto sottolineare che l’opera è a tutti gli effetti un romanzo storico: ha richiesto anni di meticoloso lavoro e di ricerca e questa apprensione iniziale per una fedele ricostruzione storica si è solo lentamente e gradualmente trasformata in romanzo. Altro momento coinvolgente ed emotivamente intenso di questa tre giorni di musica e parole è stato l’intervento di Fulvio Ervas, autore del libro Se ti abbraccio non aver paura edito da Marcos y Marcos per la collana “Gli alianti”, caso editoriale di questo 2012. Nel volume si narra del viaggio realizzato in moto da Franco e Andrea, rispettivamente padre e figlio, attraverso i grandi spazi del continente americano.
Il padre, con quell’alchimia di coraggio e incoscienza che devono mischiarsi nella realizzazione di una grande impresa, riuscirà a varcare i confini dell’autismo del figlio Andrea. Sul palco, accanto all’autore, c’era anche Franco, inizialmente emozionato per una piazza così affollata, e poi sempre più sciolto e determinato nel raccontare la sua storia e le sue emozioni. Lo scrittore Fulvio Ervas, che si definisce prima di tutto un insegnante e un padre, descrive i loro incontri una volta alla settimana, il venerdì, in cui fra caffè e spritz, risate e lacrime, Franco ha cominciato a raccontargli la sua storia. Di settimana in settimana Ervas l’ha fatta propria, trasferendola poi in prima persona nel romanzo.
L’intervento musicale di questo spazio è stato affidato a Tao che irrompe con il suo coloratissimo pulmino Volkswagen da cui esegue i suoi brani. È stato strano e spettacolare il suo ingresso in piazza. Anche Tao viaggia, viaggia con il suo pulmino e la sua band per portare i concerti fra la gente. Ma, oltre a suonare, l’artista racconta di sé. Nella lettura del libro spiega di essersi identificato in Franco, per il suo coraggio e la sua forza, ma anche nel particolare punto di vista di Andrea: «chi fa della musica la propria vita è un po’ come se guardasse le cose da un altro pianeta». Il fascino di questo Festival sta anche nella naturalezza con cui gli artisti hanno passeggiato fra le vie della città.
Il primo intervento di Veronica Pivetti è stato per esempio un vero aperitivo in Piazza della Pace: seduta insieme ai ragazzi fra i tavolini del bar parlava e chiacchierava con tutti. Incoraggiante ed entusiasmante la partecipazione della gente, che è stata presente agli eventi di grande richiamo come a quelli di nicchia organizzati anche in orari insoliti. Adesso che il Festival Le Corde dell’Anima è terminato si può affermare in tutta serenità che è stata un’edizione veramente riuscita. Ancora una volta la prova che investire in Cultura non è mai sbagliato.
Fotografie di Emanuela Riverso e Aldo Zambelli