Programmare la propria felicità in maniera ossessiva serve solo ad allontanarla. Quando invece si porta lo sguardo su ciò che accade ora, nel presente, tutto può cambiare.
In questo periodo di crisi è facile incontrare persone che hanno perso il lavoro e di conseguenza vivono nella difficoltà di realizzare quello che si erano prefissati. Per esempio alcuni non possono più pagarsi il mutuo e realizzare il sogno di avere una casa tutta loro. Poi ci sono persone che si affliggono e rinunciano ai loro sogni, altre invece decidono di non disperarsi e provano a ricominciare tutto daccapo. Solo che a volte accade che più ci prefiggiamo un percorso e più la nostra vista si restringe, diventiamo per così dire miopi. Perdiamo di vista tutto il resto. Spesso l’infelicità trae origine proprio dai nostri desideri insoddisfatti.
Una storia come tante
Angela per esempio ha perso il lavoro. Per non perdersi d’animo incomincia ad inviare curriculum dappertutto. Ma non ottiene nulla di che, solamente frustrazione e un senso di ansietà che va aumentando giorno dopo giorno. E’ agli sgoccioli, i risparmi stanno finendo e l’ultima scelta, quella meno allentante, si sta avvicinando, cioè tornare a vivere con i suoi genitori. E’ sempre più immersa nella sua disperazione, i pensieri gli girano continuamente nella mente come un disco rotto, sempre alla ricerca di una soluzione che non arriva mai. Sono giorni che non esce di casa. E’ in attesa di un segno, ma la situazione è quella che è e non ci può fare niente.
Un giorno, ormai stanca di attendere, esce di casa e distrattamente entra in un negozio di vestiti. Inizia a chiacchierare con il commesso. Dapprima pensa che questa persone è un tantino invadente perché le pone domande, gli racconta del lavoro che non gira come una volta. Angela pensa: “E lo viene a raccontare proprio a me? Almeno lui ha un lavoro!”. E’ diffidente, sente un crescendo di antipatia verso di lui. Le viene quasi voglia di mandarlo a quel paese. Poi ad un tratti lui le chiede: “Che lavoro fai?”. Lei: “Ho perso il lavoro da qualche mese”. Lui “Mi dispiace, e di cosa ti occupavi?”. Lei: “Lavoravo in una agenzia viaggi”. Lui: “Ah! Quindi sai le lingue! …qui vicino c’è un B&B e so che cercano una persona per occuparsi dei check-in che sappia le lingue. Non è un lavoro di alto profilo, ma la paga è buona”.
Per Angela questo forse non era esattamente il lavoro dei suoi sogni, ma a mali estremi accetta ringraziando. Tempo due giorni la chiamano per una prova che va bene. Presto Angela scopre che la società che gestisce il B&B in realtà ne controlla altri 10 in città ed è in crescita anche sul mercato estero. Si è aperta una possibilità.
Ripartire dalla realtà
Quando si smette di volere questo e quello, quando si smette di pretendere che le cose vadano in un certo modo, quando non ci si aspetta nulla dagli altri, quando non si dipende dagli altri è il momento che qualcosa accade.
L’accettazione della realtà, per quanto doloroso possa essere al momento, è l’unico modo per consentire il cambiamento della realtà stessa. Il cambiamento è un momento di caos, è preceduto sempre da una crisi più o meno forte perché si tratta di destrutturare e riorganizzare il proprio mondo interno, la propria personalità sulla base di nuove convinzioni. Quando si nega la realtà e non la si accetta, il cambiamento non avviene e la realtà si blocca nel grigiore, nel dolore e nella tristezza.
Ci sono però persone che restano autenticamente serene in ogni circostanza poiché hanno sviluppato la fiducia in se stesse e la convinzione che i problemi sono fatti per essere risolti e, comunque vada, sanno che non succederà la fine del mondo e che le cose prima o poi si sistemeranno.