Mi piacerebbe sapere cosa pensa Sarah della parola sfuggire. Siamo in un tempo in cui molte cose sfuggono. L'attenzione è divorata da centinaia di migliaia di entità bisognose di attenzione. L'unico modo per difendersi, per non lasciarsi divorare da una sollecitazione troppo pressante è lasciarsele sfuggire, diventare un po' sordi. Comfortably numb, come direbbero i compatrioti di Sarah. I sentimenti si sono fatti leggeri per paura di soffrirne, i legami non più indispensabili. E così per un po' di tempo mi sono fatto sfuggire il blog di Sarah.
L'etimo fuggente ha una caratteristica che lo rende interessante: offre una e una sola cosa. Non come certi blog (il mio per esempio) che sono accozzaglie di post di ogni genere, come una stanza particolarmente disordinata. Il blog di Sarah parla dell'origine delle parole. Ogni post una parola, ogni parola una storia.
Il fatto che me lo sia fatto sfuggire ha un lato positivo. Tornando l'ho visto cresciuto e quello che all'inizio mi sembrava una simpatica collezione di notiziuole da spendersi con gli amici è diventata una storia. La scelta delle parole, le storie che ne scaturiscono: a leggere i post uno dietro l'altro si rivela un personaggio (una persona) che si impara a conoscere. Non lo sapevo (e forse non lo sapeva neanche lei) ma Sarah stava scrivendo un'autobiografia. Emozionante.
È qui: L'Etimo Fuggente