Le cronache del ghiaccio e del Fuoco, Il Trono di spade e gli spoiler

Creato il 31 marzo 2015 da Martinaframmartino

“This whole concept of spoilers is one that I’ve never gotten,” Martin said. “Yes, there’s a pleasure when you’re reading a book, or watching a television show — What will happen next? Who will win? Who will lose? But that is by no means the only reason to watch a movie or a television show. It’s not the only reason to read a book.”

“I read a lot of historical fiction, you know?” Martin continued. “I know who won the Civil War — it’s not a spoiler to me. But I can still enjoy Gettysburg, even though I know how the battle came out. I can still enjoy historical fiction about the Wars of the Roses, even though I know who won the Wars of the Roses. And for that matter, I still enjoy watching Citizen Kane every few years even though I know ‘Rosebud’ is the sled. So there — I just gave a terrible spoiler to all the people who haven’t seen Citizen Kane. Rosebud is the sled, but nonetheless, you should still watch Citizen Kane, because it’s incredible!”

Ok, io sono di parte. Di George R.R. Martin ho letto tutto quanto è stato tradotto a partire dal 1999, anno della prima edizione italiana di Il trono di spade. Mi ricordo benissimo in un ben preciso supermercato in cui sono andata solo una manciata di volte in tutta la mia vita con in mano questo libro dalla copertina azzurra su cui campeggiava un drago in volo. Bellissima la cartina – è sempre una delle prime cose che guardo – ma la trama mi sembrava così complicata che mi chiedevo come potesse uno scrittore star dietro a tutto. E poi chi era questo George R.R. Martin? Nella quarta di copertina c’era un elogio di Marion Zimmer Bradley, ma la Zimmer Bradley per me era una scrittrice molto incostante, autrice di libri bellissimi come di cose davvero molto noiose. Ho rimesso giù il libro, prima di comprare un rilegato di un autore che non conosco ci penso sempre su un po’, e me ne sono andata. Era settembre? Ottobre? Certo non più tardi di ottobre. In dicembre sono andata in una biblioteca che frequentavo molto saltuariamente perché non era quella del mio paese e Il trono di spade era lì, in bella vista fra gli ultimi arrivi. L’ho preso senza pensarci due volte, per leggerlo interamente in treno fra il 30 e il 31 dicembre di quell’anno. E ogni volta che mi dovevo interrompere per banalità, tipo che ero arrivata alla mia stazione o che erano le dieci di sera e con la febbre a 39° che mi era venuta non riuscivo più a stare sveglia, ne ero particolarmente seccata. Fortuna che la febbre è durata solo mezza giornata, e che la mia ex-amica (non per questo ma per altro) mi ha tirato il pacco venendo in ritardo e lasciandomi sola per un giorno, almeno non ho dovuto spiegarle che ero troppo impegnata a leggere per poter fare conversazione in quel momento.

Colpo di fulmine rende l’idea? Fin dal prologo, e la cosa è stata confermata dal primo capitolo e poi dal secondo, dal terzo e così via. A ogni nuovo capitolo consultavo l’indice dei nomi per capire chi era chi, ma questo non mi rallentava più di tanto. Ho smesso di farlo con il secondo capitolo di Bran. A quel punto Martin mi ha definitivamente presa all’amo, ma da quel che ho letto non lo ha fatto solo con me. Ha catturato una quantità incredibile di lettori, compreso un tale di nome David Benioff.

Della nascita della serie credo di aver scritto altrove, e se non l’ho fatto potete star certi che prima o poi lo farò. Non ora però per problemi di tempo. Fra primo contatto con Martin e intoppi vari la prima stagione de Il Trono di spade è andata in onda nel 2011, se non ricordo male aprile/maggio su HBO e ottobre/novembre in Italia su Sky. Noi siamo arrivati in ritardo solo il primo anno, la seconda stagione è stata trasmessa in Italia solo un mese dopo rispetto agli Stati Uniti, e ora la trasmissione sarà sfasata di un giorno nella versione sottotitolata e di un paio di giorni in più nella versione doppiata. Ora. Quinta stagione. Cinque, come il numero di romanzi scritto da Martin. Peccato che Martin abbia cominciato a pubblicare i romanzi nel 1996 – lascio stare il lavoro preparatorio sia di Martin che di Benioff-Weiss – e che i produttori della serie televisiva abbiano iniziato a far conoscere la storia agli spettatori nel 2011, 15 anni dopo. E siamo più o meno allo stesso punto. E ora?

L’euforia intorno alla serie televisiva in parte ha contagiato anche me. Gli attori sono bravi e i costumi e le scenografie sono belli. Ma c’è un ma. Il trono di spade è diverso da Le cronache del ghiaccio e del fuoco. Ora vado giù di spoiler, e sono spoiler pesanti.

Benioff e Weiss hanno fatto molti cambiamenti. Hanno eliminato dallo show, per esempio, ser Jacelyn Bywater, che nei romanzi per un certo periodo di tempo è il comandante della Guardia cittadina. Ser Jacelyn è colui che sostituisce Janos Slynt quando Tyrion manda il simpaticone alla Barriera. La sua carica comunque è breve visto che ser Jacelyn viene ammazzato durante la Battaglia delle Acque Nere. Al suo posto Tywin, tornato ad Approdo del Re, insedia ser Addam Marbrand.

Ser Jacelyn si vede poco, al punto che è comprensibile che gli sceneggiatori abbiano deciso

  1. di risparmiare ingaggiando un attore in meno
  2. di semplificare le cose agli spettatori dandogli un volto in meno da ricordare
  3. di non dedicare tempo a un personaggio secondario visto che le cose da narrare erano così tante che alcune parti dei romanzi dovevano per forza essere sacrificate.

Però una decisione presa per ottimi motivi ci ha portato ad avere Bronn al comando della Guardia cittadina. Nulla da dire su Jerome Flynn, che si è rivelato perfetto per la parte, ma il Tyrion di Martin sa benissimo che Bronn è uno squalo e non gli avrebbe mai affidato il comando di una tale forza, il cui scopo oltretutto non era causare disordini ma prevenirli o eliminarli. Ce lo vedete Bronn che si occupa di un normale servizio di polizia in difesa degli onesti cittadini? Entro breve si sarebbe stufato e avrebbe cercato un modo per spennarli, altro che proteggerli.

L’introduzione di ser Brynden Tully e di Edmure Tully è stata rimandata alla terza stagione mentre i due personaggi compaiono già nel primo romanzo, A Game of Thrones (in italiano in Il grande inverno). Va bene, per quanto Brynden mi piaccia parecchio all’inizio lo si poteva pure accantonare un attimo anche se mi dispiace. Ma far arrivare tutti a Delta delle Acque così tardi, con lord Hoster già morto, cancella tutti i retroscena legati a Tansy, e questo rende la storia molto più debole. Gli spettatori non se ne accorgono, televisivamente parlando la cosa ha senso, ma se i romanzi sono così belli è proprio per via della loro ricchezza, una ricchezza che in televisione si perde.

La trama di Daenerys nella seconda stagione viene totalmente modificata, con l’invenzione di Benioff e Weiss relativa al furto dei draghi. La trama di Martin era molto poco televisiva, un cambiamento forse era non solo giustificabile ma addirittura necessario. Necessario era il cambiamento delle visioni, se nei romanzi Daenerys non riconosce Robb perché non lo ha mai visto, e quindi su quanto vede rimane un alone di mistero (specie per chi, come me, ha letto i romanzi a distanza di tempo perché ne ha dovuto aspettare la pubblicazione) la stessa visione in televisione avrebbe fatto un simpatico spoiler sulle Nozze Rosse con un anno di anticipo. D’altra parte la visione di Aerys e Rhaegar, con il discorso sul principe che fu promesso, avrebbe avuto poco senso se non fosse stato adeguatamente preparato, e non è stato adeguatamente preparato. Meglio allora modificare tutto, con nuove visioni del Trono di spade sotto la neve e di una famiglia con Drogo.

Sean Bean

Giustifico in pieno la scena di presentazione degli Stark nel primo episodio, con Arya che si dimostra un’ottima arciera anche se nei romanzi Martin ci dice chiaramente che lei non sa usare l’arco. La scena ideata da Benioff e Weiss è divertente e ci fornisce subito informazioni essenziali sul carattere dei personaggi, e la modifica non è essenziale ai fini della trama. Non giustifico invece il fatto che sia Ned a decidere di andare a Sud mentre Catelyn cerca di trattenerlo a Nord. Questo è stravolgere il carattere dei personaggi, con lui che sembra più interessato al potere – notato anche lo scambio di battute con Jaime sui duelli, cosa che il Ned di Martin non avrebbe mai fatto? – che al governare bene la sua terra e lei che risulta molto più riservata di quanto non sia nella realtà. E lo stravolgimento del carattere di Jaime che nella seconda stagione ammazza un cugino che lo adora pur di scappare? Ma dai, e poi pensiamo che sia ancora credibile la scena del bagno con Brienne nella terza stagione nella quale si scopre che Jaime ha ammazzato Aerys il Folle per salvare Approdo del Re? Quella scena è molto intensa e davvero ben recitata, ma presuppone che lo spettatore abbia la memoria particolarmente corta riguardo alle azioni dei personaggi. Noi abbiamo iniziato a odiare Jaime già nel primo episodio della prima stagione, quando ha scaraventato Bran giù dalla torre. Ma se ci fermiamo a pensare era un’azione quasi obbligata: se Robert avesse saputo dell’incesto avrebbe fatto giustiziare Jaime, Cersei e pure i tre ragazzi. L’uccisione del cugino non era obbligata, Jaime avrebbe potuto trovare un altro modo per scappare o aspettare di essere riscattato, come veniva fatto spesso con i prigionieri di alto rango. Vederlo così concentrato su se stesso e poi scoprire che si è attirato il biasimo per salvare altri e non lo ha mai detto è poco credibile.

E della scena madre di Catelyn all’inizio della terza stagione ne vogliamo parlare? Quella in cui confessa a Talisa che le disgrazie che sono piovute sulla sua famiglia sono colpa sua perché lei non è stata capace di amare Jon Snow. La Catelyn dei romanzi si sarebbe fatta strappare la lingua prima di dire una cosa del genere. Quanto a Talisa, che nella serie televisiva è morta mentre nei romanzi Jeyne Westerling, la moglie di Robb, è decisamente viva, la sua stessa esistenza non ha senso. I produttori hanno deciso di dare più spazio a un bravo attore come Richard Madden e di spingere gli spettatori a tifare ancora di più per lui rendendolo più umano. Non che il personaggio di Martin non lo sia, ma si vede davvero poco. Ecco allora l’invenzione di una romantica storia d’amore… assolutamente moderna. Ce la vedete una popolana in epoca medievale parlare così al suo sovrano? Sarebbe stato un cercare guai assicurato, altro che il nascere di una storia d’amore.

Potrei andare avanti così chissà quanto, ma non vale la pena. Le cronache del ghiaccio e del fuoco e Il trono di spade sono due cose ben diverse, e più divergono meno io considero seriamente la seconda ma meno mi preoccupano gli spoiler.

Spoiler, già. David Benioff ha appena dichiarato che pur con tutte le deviazioni di percorso alla fine loro e George R.R. Martin arriveranno allo stesso punto. Solo che loro ci arriveranno prima, e quindi faranno spoiler sui romanzi. Quanto mi preoccupa questa cosa?

La rivelazione sulla mamma di Jon Snow non mi preoccupa neanche un po’, sono anni che so che è Lyanna. Ufficialmente Martin lo deve ancora dire, ma in realtà lo ha già detto fra le righe innumerevoli volte. Gli Estranei saranno sconfitti? Sì, so anche questo. Martin ha parlato più volte di finale agrodolce, alla Signore degli Anelli. E cosa succede ne Il Signore degli Anelli? I buoni vincono ma c’è un prezzo da pagare, Frodo e la Contea non saranno mai più gli stessi. Gli Estranei saranno sconfitti, anche se non so a quanto ammonterà il conto dei morti. Non so nemmeno chi comprenderà, ma come facciamo a essere sicuri che i morti di Benioff e Weiss corrispondano a quelli di Martin? Talisa è morta mentre Jeyne Westerling è viva. Discorso analogo per Grenn. E quanti personaggi compaiono nei romanzi e non nella serie televisiva? Ma esistono pure casi inversi, vedi la prostituta Ros. No, veder morire qualcuno in televisione non ci dà la certezza che morirà anche nei romanzi, anche se la dichiarazione di Benioff ha del preoccupante. Però… l’avete letta la citazione di Martin che ho piazzato all’inizio?

“L’intero concetto di spoiler è qualcosa che non ha mai capito” ha detto Martin. “Sì, è un piacere, quando si sta leggendo un libro, o guardando uno show televisivo, chiedersi E dopo cosa accadrà? Chi vincerà? Chi perderà? Ma questa non è l’unica ragione per guardare un film o una serie televisiva. Non è l’unica ragione per leggere un romanzo.

Io leggo molti romanzi storici, sapete? Io so chi ha vinto la Guerra civile, non è uno spoiler per me. Ma posso ancora divertirmi a leggere di Gettysburg, anche se so come è finita la battaglia. Posso ancora divertirmi con romanzi storici ambientati durante la Guerra delle Due Rose anche se so chi l’ha vinta. E se è per questo posso ancora divertirmi a guardare Quarto potere ogni pochi anni anche se so che Rosabella è la slitta. Ops, ho appena fatto uno spoiler terribile a tutti coloro che non hanno visto Quarto potere. Rosabella è la slitta, ma Quarto potere va guardato lo stesso perché è straordinario!”

Ok, torniamo a me. Anni fa mi sono imbattuta in un bellissimo blog, questo: http://13depository.blogspot.it/. È incentrato su La Ruota del Tempo di Robert Jordan, e come spiegava un messaggio ben visibile fin dall’inizio, all’epoca era aggiornato agli avvenimenti di Knife of Dreams, l’undicesimo romanzo della saga, già pubblicato negli Stati Uniti. Noi però eravamo solo al decimo, Crocevia del crepuscolo. Sapendo di rischiare spoiler, ho iniziato a leggere ugualmente il blog. Naturalmente ho subito uno spoiler. Mi sono fermata? No, ormai lo spoiler lo avevo subito, o meglio me l’ero andato a cercare, quindi sono andata avanti. Ho subito un secondo spoiler, e poi un terzo, un quarto e così via. Non ho smesso di leggere solo per quelle banalità, gli articoli erano davvero interessanti. Quando, l’anno dopo, ho letto La lama dei sogni, conoscevo già tutti gli avvenimenti principali. Mi sono divertita meno per questo? No, ho comunque amato la lettura, come dimostra la mia recensione: https://librolandia.wordpress.com/2011/10/10/la-lama-dei-sogni-di-robert-jordan/. Del resto, come ben sapete, io sono una che rilegge. Che divertimento ci sarebbe a rileggere un libro se l’unica cosa bella fosse l’effetto sorpresa? All’inizio dell’anno vi ho raccontato di aver letto The Lions of Al-Rassan di Guy Gavriel Kay per la terza volta, e di aver pianto anche stavolta: https://librolandia.wordpress.com/2015/01/19/guy-gavriel-kay-the-lions-of-al-rassan/. Le emozioni non sono date solo dall’effetto sorpresa, ma anche da quel che viene narrato e da come viene narrato. Se un libro mi può far piangere così, anche se so già chi morirà e quando, allora nessuno spoiler può impedirmi di gustare la lettura. Non che li vada a cercare – a parte con La lama dei sogni, ma in quel momento gli spoiler erano diventati secondari rispetto all’interesse – ma i danni che possono fare sono limitati. Nulla di quello che Benioff e Weiss possono fare mi toglierà il divertimento nella lettura dei romanzi, quello me lo potrà togliere solo Martin se non mi piaceranno più la sua storia o il suo stile.

A Dance with Dragons

Devo aspettare per leggere? Allora aspetto. Dov’è il problema? Intanto leggo e faccio altro. Martin è lento a scrivere? Sì e no. Per scrivere A Dance with Dragons ha impiegato sei anni, e tutti si sono affrettati a sottolineare che è un’eternità. Guardiamo bene il libro. Sono 957 pagine. Se dividiamo questa cifra per tre otteniamo tre romanzi di 319 pagine, uno ogni due anni. Quanti romanzi esistono di questa lunghezza e nessuno se ne lamenta? E quanti scrittori scrivono un romanzo di questa lunghezza ogni due anni senza essere accusati di essere lenti? In più A Dance with Dragons è estremamente complesso, perciò la sua scrittura richiede molta più fatica della maggior parte degli altri romanzi. Martin non è particolarmente lento, lo sembra solo perché fa passare tanto tempo fra un libro e l’altro, ma alla fine che libro pubblica?

Circa un anno fa ho avuto una cliente che voleva comprare il terzo libro della Century Trilogy di Ken Follett. Io le ho spiegato che ancora non era stato pubblicato (è arrivato nei negozi il 16 settembre del 2014) e lei è sbottata con un “ma quanto ci mette a scrivere? Io ho finito il libro già da mesi!”. L’inverno del mondo, pubblicato nel 2012, è lungo 957 pagine. Il suo seguito, I giorni dell’eternità, è composto da 1220 pagine. Quanto ci vuole per scrivere un libro del genere? Quella lettrice dimenticava un dettaglio: se per leggere un libro anche lungo un lettore forte impiega una manciata di giorni, scrivere è un po’ diverso dal leggere. Ci vuole più tempo. Follett è stato, a mio giudizio, fin troppo veloce. Lamentarsi dei suoi tempi è assurdo, i lettori dovrebbero essergli grati per la rapidità con cui scrive. Martin una volta ha fatto notare che lui impiega anni a scrivere un libro, quando lo pubblica i lettori sono tutti contenti per una manciata di giorni, poi lo finiscono e iniziano a chiedergli quando uscirà il seguito. Non funziona così, per scrivere serve tempo. Servono anni? A volte sì, io preferisco avere un ottimo libro fra cinque anni che un libro mediocre ora, anche se questo significa subire spoiler da Benioff e Weiss.

Mi spiace che ci saranno gli spoiler? Sì, ma non posso farci niente e non intendo angosciarmi per questo. Non li andrò a cercare e spero che nessuno verrà a farmeli di proposito, ma questo è qualcosa che non posso controllare. Per me Martin può impiegare tutto il tempo che vuole per scrivere, l’apprezzamento o meno delle sue storie sarà legato solo a quello che scriverà e a come lo scriverà.



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