oggi Stefania ci presenta la serie vampiresca di Chelsea Quinn Yarbro, autrice che parteciperà allo "Speciale Vampiri". Abbiamo quindi deciso di parlarvene e Stefania grande fan del Conte Saint German ha deciso ha colto l'occasione al volo.
Buona lettura!
COMMENTORispetto a più celebri colleghe, Chelsea Quinn Yarbro non gode di una molta fama presso il pubblico di lettori. È sconosciuta ai più, ai fans dei vampiri scoparecci e sessualmente disinibiti che in questo momento dominano il mercato. Poco male. Sarà per me una gioia parlarvi di lei e del suo personaggio, il conte di Saint Germain. Vampiro millenario di origine mediorientale, uomo affascinante, alchimista, musicista e nobile raffinato, entra nelle grazie dei lettori senza alzare la voce ma con un sorriso magnetico. E lo fa con una grazia, un fascino discreto che colpisce solo a libro chiuso, lasciandoti la voglia di leggere dell’altro e dell’altro ancora.
Il merito di ciò è dato dallo stile della Yarbro: una scrittura ricca, curata nei dettagli, ma non pesante. Usa termini ricercati che non appesantiscono la narrazione e le conferiscono potenza ed eleganza. Il ritmo dei suoi numerosissimi romanzi - ne ha scritti più di venti ma in Italia ne sono stati pubblicati poco più di cinque - è tranquillo, più una pavane che un walzer, ma ciò non significa che sia lento: un brandy invecchiato da sorseggiare con calma, assaporando ogni scena, ogni personaggio. Personalmente, adoro il suo modo di caratterizzare ambienti e personaggi: non si possono dimenticare le descrizioni vivide del Circo Massimo o l’opulenza della Francia pre-rivoluzionaria, o ancora le atmosfere angoscianti della Firenze di Savonarola.
Infatti, la caratteristica saliente dei romanzi di C. Q. Yarbro è l’ambientazione storica. Ogni aspetto è curato nei minimi dettagli, con standard qualitativi impressionanti non solo per un paranormal ma anche per un romanzo storico. L’Autrice ottiene questo risultato mescolando personaggi di fantasia a figure storiche, ritratte nella loro intimità. Così, assistiamo al suicidio di Petronio e della sua famiglia in Giochi di sangue o conosciamo il percorso tormentato di mortificazione di Botticelli, divenuto seguace di Savonarola in Il Palazzo.
Attraverso la scrittura fluida ed elegante, l’autrice crea una ricostruzione storica accuratissima con personaggi che sono perfettamente coerenti con la società del tempo. Nessuna virago, nessuna eroina sopra le righe, nessun personaggio maschile eccessivamente moderno. Coerenza e precisione: è questa l’autentica forza della Yarbro. Raffigurare un vampiro nel corso della sua esistenza, attraverso le epoche in cui vive. Basti pensare come François Ragoczy di Saint Germain è descritto: occhi scuri magnetici, mani affusolate ed eleganti, magnetico e autorevole. Ma la cosa che più mi ha colpito è stata il modo in cui viene descritto il suo fisico. Mentre in Giochi di sangue, che si svolge nel I sec. D. C. egli è “un uomo più alto del romano medio, ma non era questo a rivelarlo immediatamente come straniero. Il volto aristocratico era incorniciato da riccioli scuri e sciolti. La bocca mostrava un mezzo sorriso mesto, e gli occhi affascinanti brillavano”, in Un destino di sfida ambientato nel 1917, egli è “… imperioso, ma senza alterigia e, anche se era più basso della media, mostrava una presenza che compensava la mancanza di centimetri in altezza”. Ma non solo questo: Saint Germain è un personaggio dolente e sensibile che guarda alle miserie umane con compassione. Odia l’ingiustizia: tra i suoi amici e servitori vi sono umani maltrattati e ridotti in fin di vita, come Roger, il suo fedele servitore per più di duemila anni, o ancora gli schiavi che lo circondano nell’antica Roma, che lui tratta come suoi pari. Attira gli esseri umani migliori con la stima e spaventa, inquieta i meschini con la sua autorevolezza, la capacità di vedere dietro gli sguardi, i segreti, le meschinità. Ha uno spessore psicologico che molti “zannuti” dell’attuale panorama letterario non rasentano nemmeno.
Il lettore viene portato per mano nella vicenda, sente l’odore della cera fusa nei candelabri dell’Hotel Transilvania, avverte l’afrore delle belve nel Colosseo, rabbrividisce per il freddo delle Alpi austriache. E, nello stesso tempo, ama le donne, figure femminili di incredibile dolcezza e coraggio: il lettore le adora con lo stesso trasporto di Ragoczy di Saint Germain che non è un tombeur de femme, ma un essere che vive di solitudine. Egli sa bene come la sua condizione di vampiro sia una maledizione: se ama fisicamente una donna più volte, o se beve più volte il sangue delle sue compagne, esse muteranno la loro natura alla morte. Ed è ciò che accade a Olivia, moglie violentata e brutalizzata di Giusto (Giochi di sangue) e a Demetrice, vittima della follia purificatrice di Savonarola (Il Palazzo). Queste due figure hanno numerosi punti in comune: si rifiutano di cedere a un destino che le ha rese schiave di uomini gretti; resistono con tenacia lottando per i propri familiari come Olivia o attraverso gli studi, come nel caso di Demetrice. Saint Germain le sostiene e le cambia per consentir loro di sfuggire alla morte, quella fisica.
Franciscus o François Ragoczy di Saint Germain affascina ma non seduce con mirabolanti prodezze erotiche: è sensuale ma non sessuale. La Yarbro delinea quest’uomo come una sorta di adoratore della femminilità, che porta all’estasi le amanti non con rapporti sessuali completi, una vera e propria venerazione. Le sue compagne sono donne che spesso subiscono la violenza di altri uomini, ritenuti normali ma che tali non sono: per queste creature insultate dalla vita, lui ha gesti di incredibile intensità. Dona loro stima, sicurezza e appoggio. Il sesso “umano” è spesso descritto come deviato e violento, privo di tenerezza.
Le donne della Yarbro spesso subiscono abusi sessuali, violenze fisiche e morali che mettono in luce come il vero mostro non sia il vampiro ma gli uomini che schiacciano senza pietà i propri simili, per brama di potere, denaro o semplicemente per pura crudeltà.
Ancor più forte è il legame che lo unisce a Madeleine de Montalia, sua amante e compagna di vita, verso cui Saint Germain nutre un affetto particolare (Hotel Transilvania).
Madeleine: “Non è dolce apatia, vero Saint Germain? Per tutta la vita mi è stato detto che la passione è un diritto degli uomini, e che la resa è il diritto delle donne”.
Con queste parole, Madelaine affida il suo cuore e la sua vita al millenario Saint Germain. Madelaine e Saint Germain non staranno insieme per sempre. La giovane e bella aristocratica diverrà un’archeologa, riuscirà a costruirsi un’esistenza che non potrà mai dissociarsi del tutto da Saint Germain: lui rimarrà padre, amico, amante e fratello, una sorta di stella polare.
La ritroveremo in uno dei romanzi più interessanti della Yarbro, Un destino di sfida. Personalmente, amo molto questo volume: in esso, Saint Germain viene descritto sotto un aspetto assolutamente insolito. Durante la prima guerra mondiale, il vampiro trova un’orfana russa, Laisha, e la adotta. Purtroppo, la giovane perirà tragicamente, segnando per sempre l’esistenza di Saint Germain, portandolo sull’orlo dell’autodistruzione. E sarà proprio Madelaine ad aiutarlo, a dargli una nuova ragione per vivere. Accanto a lei, altre donne: la duchessa russa sopravvissuta alla propria famiglia, cui il vampiro dona una nuova esistenza e Rudi, la vedova austriaca schiacciata da un fratello imbelle e da un nuovo marito, un fanatico nazista. Saint Germain la salva da se stessa e da quel mondo di uomini che vorrebbe le donne relegate in un letto.
In questo romanzo emerge il lato oscuro di Saint Germain: dopo alcuni mesi, il vampiro si farà giustizia della morte di Laisha con una carneficina. La mostruosità di Saint Germain non è pregnante come nel Lestat di Ann Rice eppure è sempre presente: è la sua mostruosità, il perenne ricordo del non poter essere più uomo sebbene ne abbia ancora le fattezze, l’impossibilità di poter amare fisicamente una donna, il piacere che ricava dal sangue e dal godimento dei suoi compagni di letto.
La Yarbro non ama gli spruzzi di sangue fino al soffitto: in Giochi di sangue le carneficine che si svolgono nel Colosseo sono descritte attraverso i sensi e non con immagini truculente. È l’odore del sangue, la sabbia sotto le suole che il lettore percepisce e non i corpi maciullati dalle belve o dai gladiatori. Non vi è compiacimento, ma una narrazione di impatto che colpisce il lettore e che gli consente di “vedere”. O ancora, così accade in Un destino di sfida, dove la descrizione del raid antiebreo è asettico, quasi clinico eppure durissimo, terribilmente doloroso.
C. Q. Yarbro si segnala dunque come un’autrice straordinaria che ha saputo fondere insieme romanzo storico e paranormal, con tocchi di romance e di suspense. Per me è una scrittrice da prendere a modello, sia per lo stile che per il modo con cui articola i personaggi, con cui caratterizza le vicende che descrive. Per dirla come Laurell K. Hamilton, “ Se quello che cercate è di lasciarvi semplicemente sedurre dal vampiro, ci sono altri autori che potete leggere; se preferite invece un’esperienza reale dei tempi e dei luoghi da dove il vampiro ha avuto origine, allora leggete Chelsea Quinn Yarbro”.
LA SERIE
L'AUTRICE