Questa visita del Presidente della Repubblica italiana è espressione della qualità raggiunta dalle nostre relazioni bilaterali e della volontà di rafforzarle ulteriormente… [Giorgio Napolitano]
Era un Napolitano raggiante quello che nel marzo 2010 faceva visita al presidente siriano Bashar al-Assad. Parole cordiali, condivisione di progetti e auspici forti su una comune linea politica da seguire.
Sembra trascorso qualche decennio e gli attori appaiono altri, ma solo 3 anni e mezzo fa, il nostro presidente della Repubblica affermava in tutta convinzione il suo apprezzamento per l‘esempio di laicità e apertura che la Siria offre in Medio Oriente e per la tutela delle libertà assicurate alle antiche comunità cristiane qui residenti. Spingendosi poi a delineare il percorso da seguire per garantire la pace in quella specifica regione politica, e sottolineando che la costruzione di nuovi insediamenti [isrlaeliani ndr] illegali, mettono in pericolo e minano il tentativo di riavviare i negoziati, tuonando poi Il governo di Netanyahu restituisca il Golan alla Siria (Corriere della Sera del 17 marzo 2010).
Che ora la pensi diversamente, non sorprende più di tanto. Del resto non era un periodo particolarmente felice per le nostre relazioni internazionali. Solo quattro mesi più tardi sarebbe stata la volta del colonnello Gheddafi, accolto con tutti gli onori (e anche di più) dall’allora (?) padrone di casa Silvio Berlusconi, a sigillare un rapporto già ampiamente consolidato, interrotto poi solamente dai tragici epiloghi della guerra libica nel 2011.
Sarebbe auspicabile che il nostro presidente Napolitano palesasse con maggior convinzione il suo attuale punto di vista sulla situazione, critica, che vede coinvolta la Siria e la comunità internazionale, sgombrando i campi, come ama dire lui, da qualsiasi ragionevole dubbio. Il rischio, in caso contrario, è di confondere in maniera ancor più incisiva un popolo che di certezze in fatto di alleanze (domani è l’8 settembre…) non ne ha mai avute troppe (né per la verità sembra avvertirne l’esigenza, di queste certezze). Va bene saper fiutare il vento, che da popolo di navigatori quali siamo sappiamo dominare come pochi, ma un po’ di coerenza, o quantomeno coraggio, a volte non guasterebbe.
Il buon re Giorgio, in quella stessa occasione, ribadiva a favore di telecamere la profonda amicizia tra i nostri due paesi, auspicando ogni bene e prosperità per Assad e il suo popolo.
Ora si faccia coraggio, signor presidente, e ci spieghi cosa è cambiato da allora. Se Assad, il nostro modo di valutare i suoi atteggiamenti, già peraltro sospettabili all’epoca, o semplicemente il punto di vista dello Zio Sam. Ecco appunto, lo Zio Sam d’America, che nel 2009, nei panni del democratico Kerry, ci andava a cena con il nemico Assad.
Qualcuno ci spieghi qualcosa, prima di attaccare.
[Articolo scritto per Fanpage.it]