Le difficoltà nel dibattito storico tra destra e sinistra

Creato il 15 aprile 2011 da Laperonza
 

I totalitarismi sono deprecabili a prescindere dal colore e dalla bandiera. Non esiste differenza negli effetti tra una dittatura di destra e una di sinistra. Non esiste differenza tra un campo di sterminio nazista e uno stalinista. L'uomo privato della sua libertà di pensare, di esprimere le proprie idee, di agire è oppresso sia che esso sia schiacciato da un regime di destra che di sinistra. Le vittime sono vittime e non hanno colore.

Ma stiamo parlando di regimi e non di ideali. L'ideale è l'aspirazione dell'uomo e posto che la natura umana non può essere fondamentalmente malvagia, l'ideale è comunque indirizzato al conseguimento del bene. Le differenze tra gli ideali spesso sono più di ordine pratico che teorico. Così l'ideale di destra è rispettabile come l'ideale di sinistra. Sono le loro applicazioni che creano le distinzioni e che virano verso la malignità. Ecco quindi perché sono condannabili i regimi ma non le idee da cui nascono. Così l'idea di fondo da cui partono i regimi fascisti non è necessariamente negativa come non è negativo l'ideale comunista in quanto tale. Entrambe le concezioni sono indirizzate al conseguimento del bene dell'uomo percorrendo però strade diverse. In entrambe le idee esistono concetti errati e sono questi concetti a innescare la negatività delle loro applicazioni pratiche.

In Italia abbiamo avuto modo di sperimentare le conseguenze pratiche di un regime totalitario di destra e l'uomo onesto intellettualmente non può negare che vi siano state degli effetti devastanti derivanti dall'applicazione dei principi di destra. Le leggi razziali sono indiscutibilmente un male assoluto, come lo stesso Fini ha dichiarata, e altrettanto funesta è stata l'alleanza con il Nazismo. Pur riconoscendo alcuni aspetti positivi nel ventennio fascista è evidente come prevalga su tutto la tragedia della guerra in cui il regime totalitario di Mussolini ha trascinato l'Italia ponendosi oltretutto dalla parte sbagliata del campo.

Certamente anche la Resistenza ha dei lati negativi: episodi di brigantaggio e di vendette personali e politiche sono comprovati e sono assolutamente condannabili. Rimane però prevalente il risultato positivo della Resistenza: la liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo e l'instaurazione di un regime democratico. Il principio di base che guidava gran parte degli uomini della Resistenza, tra i quali cito soltanto il nome di Sandro Pertini tanto per avere un esempio di statura umana incontestabile, non può essere adombrato da singoli episodi per quanto deprecabili.

La differenza fondamentale, quindi, tra Fascismo e Comunismo in Italia sta in questo: la Resistenza comunista non è responsabile degli episodi negativi che si sono verificati in quanto non controllati né voluti dalla Resistenza stessa. Le negatività del Fascismo, invece, sono implicite nel suo percorso storico e le responsabilità sono tutte ascrivibili agli uomini che ne erano alla guida.

Ritengo che si possa dibattere liberamente tra uomini di destra e di sinistra sui principi e sulle loro applicazioni ma vi è un ostacolo insormontabile dato dall'atteggiamento largamente diffuso a destra per il quale non si riesce a prescindere dal fascismo e a superarlo. Anziché riconoscerne gli errori e guardare avanti si preferisce puntare il dito contro gli errori dell'avversario in una perversa gara al contrario a chi ha mietuto più vittime. Così si continua ad invocare le foibe ogni volta che si parla di olocausto, come se le vittime delle foibe fossero più vittime di quelle dei campi di sterminio. Si invocano le stragi dell'Appennino di contro alle accuse sulle leggi razziali o sulla guerra civile e la Repubblica Sociale.

Conosco personalmente e stimo persone di destra che in linea di principio hanno rinnegato gli errori del fascismo e pensano ad una destra più moderna e futuribile. Molti di essi però, compresi anche coloro che rivestono responsabilità pubbliche, non riescono ad affrancarsi dalla propria storia, anche perché è la loro stessa base che ve li ancora. Soltanto quando essi saranno in grado di rinunciare ai loro retaggi potremmo pensare ad una vera pacificazione nazionale.

Luca Craia


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