Le Domus de Janas variano sia nella tipologia costruttiva che nelle dimensioni delle singole strutture, presumibilmente in relazione al rango dei defunti inumati e al periodo di realizzazione, visto che la loro costruzione si protrasse per circa duemila anni. L’ingresso più comune è rappresentato da un corridoio scavato nella roccia (dromos) che immette alla porta della tomba, ma in diversi casi l’accesso avveniva attraverso un’apertura dall’alto (tombe a pozzo). Le decorazioni richiamano il culto della fertilità, rappresentato dai simboli taurini e della Dea madre, ma hanno anche il compito di ornare con motivi geometrici e astratti gli ambienti sepolcrali e di imitare le caratteristiche delle case dei vivi, sintomo di una credenza nella vita ultraterrena. A tale scopo, i morti venivano inumati adornati dagli oggetti più importanti della loro vita terrena, probabilmente forniti di cibarie e dipinti di ocra rossa, evidente segno di come li si volesse far apparire nel pieno della loro vitalità. Diffuse con densità variabile in tutta la Sardegna, le Domus de Janas testimoniano di un’identità culturale forte degli antichi abitatori della Sardegna, dal Neolitico alle prime età dei metalli. I complessi più imponenti, giganteschi alveari scavati nelle nude rocce di granito, basalto, trachite e calcare, si trovano ad Alghero (Anghelu Ruju), Porto Torres (Su Crucifissu Mannu), Thiesi (Mandra Antine), Bonorva (Sant’Andria Priu), Macomer (Filigosa), Oniferi (Sas Concas), Villa Sant’Antonio (Genna Salixi), Sorradile (Prunittu), Santadi (Pani Loriga) e Villaperuccio (Montessu). Molto caratteristico il piccolo complesso della Roccia dell’elefante, nel territorio di Castelsardo, e quello più grande di Sedini, poco distante dal primo, unico nel suo genere per essere stato inglobato nel paese moderno.
LE DOMUS DE JANAS #sardegna #archeologia #neolitico
Creato il 12 agosto 2014 da Albertomax @albertomassazzaPossono interessarti anche questi articoli :
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