Questa sera, nella Cappella del Santissimo Sacramento, all'interno della chiesa di Santa Caterina a San Miniato, all'interno del cartellone del Frantoio Parlante, è stata messa in scena l'anteprima nazionale di "Le donne che incontrarono Gesù", regia e drammaturgia di Andrea Giuntini, che si è liberamente ispirato all'opera “Gesù figlio dell’uomo” dello scrittore libanese Kahil Gibran, con Silvia Bagnoli, Roberta Geri, Benedetta Giuntini, Gloria Grazzini, Monica Mori, Selina Nardi, Elena Tozzi, e Antonella Natangelo all'arpa.
Per la compagnia, l'appuntamento è per le 19. Trucco e prova generale. Seguo le attrici come in un backstage, mentre si preparano, mentre si calano, ciascuna, nella propria parte.
Andrea Giuntini prepara la scena. Si tratta di un allestimento molto particolare, intimo. Uno spazio molto ristretto, per poco più di trenta spettatori, con la scena, e le attrici, illuminate dalla tenue luce di alcune candele.
Lo scrittore libanese Kahil Gibran nel suo “Gesù figlio dell’uomo” porta sulla scena una folla di personaggi che hanno in vari momenti conosciuto il Nazareno. Tra le molteplici figure compaiono personaggi presenti nei Vangeli come Ponzio Pilato, Maria, alcuni apostoli, Barabba ed altri nati dall’immaginazione dello scrittore, pastori, soldati romani, filosofi, mercanti, donne comuni… Ne viene fuori un ritratto a più voci, dai toni diversi e complementari, talvolta discordi e problematici.
Nel suo adattamento, Andrea Giuntini raccoglie e si ispira alle voci femminili presenti del testo di Gibran, immaginando un gruppo di donne che si ritrovano dopo la morte di Gesù per condividere la personale esperienza con l’uomo che ha cambiato la loro vita.
Che, come afferma Maria Maddalena, interpretata da Benedetta Giuntini, le ha fatte rinascere, scoprire una bellezza che non appassisce e una vita che parla alla morte.
Ma il finale riserva un colpo di scena, c'è una voce fuori dal coro, una donna che non elogia Gesù, ma che ne parla con dolore ed amarezza. Monica Mori interpreta la madre di un discepolo, di un figlio allontanatosi da casa per seguire Gesù, per non tornare più.
Data la sobrietà dell'allestimento, l'intima vicinanza tra pubblico e attrici, una narrazione a toni bassi, alla chiara ricerca di una partecipazione spontaneamente emotiva. Non ho fotografato durante lo spettacolo.
Stasera le rappresentazioni, anche per dare l'opportunità a tutti gli affezionati spettatori del Frantoio Parlante di assistere allo spettacolo, sono state due.
La chiesa di Santa Caterina, dove fino al 1954 sono state conservate le spoglie dei cittadini sanminiatesi morti da eroi e comunque uccisi in guerra, è stata così il foyer dello spettacolo, ospitando la biglietteria e dove le attrici hanno incontrato il pubblico.