Le donne conquistano il crimine organizzato, è l’Italia che cambia?

Creato il 10 giugno 2013 da Yellowflate @yellowflate

Si è sempre creduto che le donne avessero un piano marginale nelle organizzazioni criminali le nuove leve però dimostrano il contrario.
Donne di mafia, sorelle d’omertà, donne capo clan, donne capo famiglia, donne al 41 bis. Ormai non sono più una novità. L’ndrangheta avrebbe addirittura una “regina” ormai dissociata che per anni ha operato nel Regno Unito. Poi ci sono le gregarie, tante tantissime, po le messaggere, le vivandiere e così via. Donne in attività costante, donne che comunque vivono una doppia vita in perfetta sintonia.
A testimoniare l’importanza delle donne nel crimine sono i pentiti. A Napoli per esempio ci sarebbe una sorta di lady camorra, conosciuta come la tragicatora.

Le donne diventano boss quando i compagni ed i mariti vanno in carcere o sono alla latitanza. Ad oggi  ci sono 133 donne con l’accusa di associazione mafiosa. 

Alcuni esempi?

Se in Sardegna per anni si è parlato di Grazia Marine, la vivandiera dell’Anonima Sequestri che per mesi ha controllato la vita di Silvia Melis, in Calabria è cronaca di qualche settimana fa, l’arresto di Ilenia Bellocco, figlia Umberto Bellocco,  moglie di  Giuseppe Pesce, conosciuta anche come Velenia.
A Palermo invece c’è  Nunzia Graviano, 44 anni, la “Picciridda”, sorella dei tre boss Giuseppe, Filippo e Benedetto Graviano. Nel quartiere fino allo scorso anno la famiglia incassava 66 mila euro al mese affittando appartamenti, uffici e capannoni. Altre somme arrivavano dalle attività commerciali, intestate a prestanome, comprese alcune stazioni di rifornimento: un tesoro finito sotto sequestro grazie alla “cantata” dell’ultimo pentito di rango, Fabio Tranchina. La “picciridda” è la manager della famiglia: è stata già arrestata e condannata due volte, l’ultima due mesi fa con una pena di otto anni.



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