Prima ospite italiana per l’appuntamento domenicale con le monografie fotografiche di Plutonia.
Claudia Pandolfi l’ho già citata un paio di settimane fa, decantandone le lodi.
Lodi che ribadisco qui senza “se” e senza “ma”.
So che alcuni di voi sono anti-italiani per convinzione ideologica. Fatico a darvi torto, vedendo la pochezza del nostro parco artistico. Tuttavia trovo inutile e snob fare di tutta l’erba un fascio, quindi mi disinteresso dei probabili sogghigni dei miei amici esterofili e questa domenica accolgo proprio lei, una delle poche artiste italiane degne di rispetto.
Claudia Pandolfi è un’attrice brava, espressiva e duttile. Una che ha fatto gavetta e che è cresciuta senza spintarelle. Credo che si veda a occhio nudo, al di là dei preconcetti (giusti o sbagliati che siano).
Nata a Roma nel 1974 ha debuttato come “miss”, ma si è riconvertita attrice fin da subito.
Ha iniziato con piccole parti in fiction oramai dimenticate, per passare poi nel 1995 a teatro. Trampolino di lancio che le ha fatto guadagnare ruoli più ambiziosi anche sul grande schermo.
Il cinema, si sa, in Italia offre quel che offre, perciò le capitano quasi sempre ruoli da commediola romantica.
In realtà è la TV a darle l’opportunità di svelare altre attitudini. Con Distretto di Polizia (molto buone le prime stagioni, orripilanti le altre) raggiunge la consacrazione interpretando il commissario Giulia Corsi. Quello della poliziotta è un ruolo che le si addice, visto che lo aveva già provato nella discreta fiction Il sequestro Soffiantini.
Per quel che mi riguarda l’ho adorata anche in uno dei migliori prodotti televisivi dedicati al mondo della scuola italiana, I liceali, ben lontano dalle atmosfere idiote, piatte e fuorvianti dei libri di Moccia. Ebbene sì, io I liceali li ho proprio adorati, ma solo nelle prime due stagioni. Non a caso quelle che hanno avuto Claudia nel cast.
Per arrivare poi al 2012 e a Il tredicesimo apostolo, ma di questo abbiamo già parlato.
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