Le “donnine” di Amun (e le altre) in Sardegna. 1a parte

Creato il 25 marzo 2012 da Zfrantziscu

di Atropa Belladonna
Su diversi scarabei sardi campeggia un particolare segno, molto familiare: la ’ankh, il geroglifico per “vita” (vedi figura). A volte esso assume tratti che lo rendono pressoché indistinguibile dal segno a Tanit. In qualche caso lo si ritrova come parte di un trigramma che rende facilmente Amun (JMN in egiziano) per crittogrammi acrofonici (fig. 1c-e); in altri casi si trova al centro di un arrangiamento simmetrico che a prima vista può sembrare puramente e solamente decorativo, ma che non lo è. Per capirlo dobbiamo rammentarci che nella crittografia amunica, alcuni segni sono polivalenti e possono rendere una qualsiasi delle lettere J, M, N (1b,c). La ’ankh è uno di questi, assieme alla penna maat, all’ureus, alla corona del basso Egitto, al segno nfr, al cartiglio (Tabella 1) (5). Negli scarabei 1c e 1d, il cesto nb vale come al solito N, mentre è impossibile decidere il valore della penna maat e della ‘ankh (J o M): il risultato non cambia e, molto probabilmente, la lettura Amun va fatta in ambo i sensi. Per analogia con lo scarabeo trovato nello strato di fondazione del tempio di Hatshepsut, dove quella sorta di scettro dovrebbe valere J (da Jaret, la dea del latte) e per la somiglianza della penna col segno J (Ger. M17) è forse più probabile che in 1b,c,d la penna valga J ed il segno ad ’ankh renda, in questo caso la M. Nel sigillo 1e, visto il valore acrofonico unico di M per la tavola da gioco (ger. Y5 = Mn , 5) , la ’ankh ha verosimilmente il valore N. [sighi a lèghere]

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