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Al netto di ciò, l’establishment del Pdl si pose, anni addietro, il fine di unificare in un solo blocco le forze “conservatrici” dello Stivale, ospitando al suo interno gli esuli del craxismo ed i missini di Fiuggi, i post-popolari e i radicali disillusi. Un tentativo che avrebbe richiesto un processo di metabolizzazione ampio è stato affossato dalla smania di potere di un uomo: il legittimo proprietario del marchio, il leader capace di mettere in piedi una formidabile macchina da guerra dotata di un esorbitante numero di vassalli e servitori. Così il Cavaliere, unico vero collante di questa colorata composizione, ha retto come leader di governo e come capo dell’opposizione, tornando in sella, sia pur tra mille difficoltà, ogni qualvolta si riteneva finito il suo progetto politico.In questi giorni Berlusconi sta sperimentando nuove possibilità, nuove geometrie. Sta cioè assaporando il piacere di essere al tempo stesso uomo di lotta e di governo, recuperando a suo modo una visione frontista del tutto estranea all’ambiente di Arcore: perno centrale di una maggioranza, osteggiata ed in suo ostaggio, nonché capo della fronda interna che alimenta spinte massimaliste in vista delle urne. Basta riflettere sui titoli dei principali quotidiani nelle ultime due settimane: si è parlato di Imu, di legge elettorale, di rimodellare le politiche di austerità comunitaria, perfino di presidenzialismo. Nulla è stato detto, invece, sull’evasione, sulla corruzione o sui conflitti d’interesse che pure affossano sistematicamente l’economia nazionale, alimentando l’illegalità dilagante.Il governo Letta, in tale prospettiva, purtroppo non rappresenta una novità politica degna di nota, non costituisce l’incipit di un nuovo corso: è, semmai, la prosecuzione della seconda sciagurata Repubblica con altri mezzi, il tentativo disperato di realizzare un’operazione di maquillage politico per consentire ad un’intera classe dirigente di sopravvivere a sé stessa. Ne abbiamo davvero bisogno?Possono interessarti anche questi articoli :
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