Quello su cui le monoposto di Formula 1 girano oggi non è altro che la propaggine dello storico circuito che si disperde nel bosco disegnando più di ventidue kilometri di curve, la Nordschleife del Nürburgring. Un tempo terreno di caccia per i grandi campioni delle vetture a ruote scoperte, ora utilizzato solo per la 24 ore riservata alle GT, gare minori e test.
Costruito a maggior gloria del popolo tedesco nel 1927, il Ring ha visto consumarsi sulla sua striscia d'asfalto sfide epiche e grandi drammi che alla lunga hanno spinto organizzatori, piloti e addetti ai lavori dapprima a disertare la Nordschleife in favore di Hockenheim e poi a prevedere la costruzione del piccolo circuito che dal 1984 ospita (anche se non con continuità) prove valide per il Mondiale, perché Nürburg e le colline di Adenau senza Formula 1 non sanno restare.
Fangio 4 agosto 1957, Nuvolari 28 luglio 1935 e Lauda 1° Agosto 1976, tre date e tre nomi per riassumere cosa è stata la Nordschleife.
22 i giri in programma per il Gran Premio di Germania del 1957. Fangio a metà gara è staccato dalle due Ferrari in testa anche per una imprevista fermata al box: il suo manager gli consiglia di andare piano per qualche altro giro e poi di scatenarsi a un suo cenno. Le radio non ci sono, il Ring è lungo 22 kilometri e così quando le Ferrari al giro 14 ricevono il segnale di non forzare, l'argentino riceve il segnale opposto e sfrutta il fatto che per una decina di minuti i suoi avversari Hawthorn e Collins andranno a spasso. La rimonta è impressionante, le due Ferrari non riescono ad arginarla neanche quando si accorgono del pericolo, Fangio al giro 20 segna un tempo di otto secondi inferiore a quello della sua pole, balza sui due inglesi e se li mangia in un boccone. È l'ultima vittoria nel Mondiale del campione argentino che si gode il suo quinto alloro e commenta: "Ho fatto cose che non ho mai fatto e che non mai rifare"
La terza data ricorda invece il giorno in cui si chiude la leggenda della Nordschleife e di Flügplatz, il posto dove le monoposto decollano e atterrano in equilibrio precario, 1976. Il gran premio è al secondo giro e la pista non è asciutta. Niki Lauda arranca in ottava posizione, indice di una giornata storta per l'austriaco campione del mondo in carica nonché primo nel Mondiale con un gran vantaggio sugli altri. L'inquadratura TV scorre il gruppo quando improvvisamente si vede Lauda perdere il controllo della sua Ferrari, urtare rovinosamente contro le barriere, tornare in pista ed essere urtato da altri concorrenti mentre la sua vettura prende fuoco. La sua vita rimarrà appesa a un filo per alcuni giorni, poi l'uscita del coma. Le ustioni hanno distrutto la pelle dell'austriaco, ma se Lauda potrà tornare addirittura all'attività agonistica, perdere in pista il Mondiale del 1976, ma vincerne altri due (1977 e 1984) lo deve ai suoi tre colleghi Arturo Merzario, Guy Edwards e Brett Lunger che con coraggio estremo si sono buttati tra le fiamme per estrarlo dalla vettura. Quello di Lauda non è il primo grave incidente al Ring, ma la diretta TV e il fatto che l'austriaco abbia perso il controllo della sua vettura nel punto più lontano dai box fanno capire a tutti che un circuito così lungo non potrà mai essere sicuro.
La seconda vita del Ring inizia otto anni dopo. Prost vince il G.P. di Europa, mentre Lauda arpiona un quarto posto che gli permetterà di vincere il Mondiale per mezzo punto proprio sul francese compagno di squadra. Ricordiamo poi Michele Alboreto nel 1985 su Ferrari vincere con grinta il primo Gran Premio di Germania assegnato al nuovo Ring, i fratelli Schumacher darsi battaglia in partenza fino alle estreme conseguenze (Ralf nel 1997 fa fuori Michael e Fisichella, suo compagno alla Jordan, mentre MIchael nel 2001 dalla pole stringe Ralf quasi verso il muretto esterno pur di non farlo passare) e Alonso e Massa nel 2007 continuare a parole a fine corsa un duello iniziato in pista e vinto dallo spagnolo allora alla McLaren con un sorpasso azzardato.
Una seconda vita dignitosa, ma non splendente e drammatica come quella della Nordschleife.