Nel passato lo sviluppo del sistema economico e monetario era considerato uno dei principali indicatori di influenza e di potere degli imperi.
È evidente che ciò è vero anche ai nostri giorni, dove il denaro è presente in ogni aspetto della vita quotidiana, considerando che quasi tutto ciò che serve, o che si desidera, è in una forma o nell'altra monetizzato.
Dominatori incontrastati dell'economia mondiale rimangono gli Stati Uniti, che hanno un PIL complessivo di 17.500 miliardi di dollari e un PIL pro-capite di 52.800 dollari (quattordicesima posizione nel mondo). Ciò nonostante, nel 2010, il 15,1% degli americani viveva sotto la soglia di povertà.
L'Italia occupa l'ottava posizione, ma il tasso di povertà del paese è relativamente alto, con il 29,9% degli italiani che vivono sotto la soglia di povertà.
I dati a cui fa riferimento la graduatoria dei 10 paesi più ricchi del mondo nel 2014, sono quelli raccolti dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dal World Economic Outlook (WEO).
Stati Uniti (PIL: 17.500 miliardi di dollari) Cina (PIL: 10.000 miliardi di dollari) Giappone (PIL: 4.800 miliardi di dollari) Germania (PIL: 3.900 miliardi di dollari) Francia (PIL: 2.900 miliardi di dollari) Regno Unito (PIL: 2.800 miliardi di dollari) Brasile (PIL: 2.200 miliardi di dollari) Italia (PIL: 2.200 miliardi di dollari) Russia (PIL: 2.100 miliardi di dollari) India (PIL: 2.000 miliardi di dollari)
Il fatto che alcuni dei paesi più ricchi abbiano alti tassi di povertà e profonde disuguaglianze di reddito esplicita chiaramente che, a livello nazionale, la ricchezza complessiva non significa che la popolazione del paese viva in condizioni di prosperità... come ha sempre insegnato il pollo statistico di Trilussa.
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