Mi accosto a lei, parlando delle erbe di San Giovanni.
L'iperico (Hypericum perforatum) è detto anche erba di San Giovanni, perché anticamente chi si trovava per la strada nella notte della vigilia, quando le streghe si recavano a frotte verso il luogo del convegno annuale, se ne proteggeva infilandoselo sotto la camicia insieme con altre erbe, dall'aglio all'artemisia alla ruta. Il suo legame con San Giovanni Battista sarebbe testimoniato dai petali che, strofinati tra le dita, le macchiano di rosso perché contengono un succo detto per il suo colore sangue di San Giovanni. Nell'antica Grecia era soprannominato anche "cacciadiavoli" in quanto cresceva sopra le tombe e quindi fuori dal mondo degli inferi. Guariva i morsi dei serpenti o le bruciature. Una volta in molti paesi europei, chi danzava intorno al fuoco nella notte di San Giovanni, si cingeva il capo con fronde di questa pianta. Poi, spenti i fuochi, le gettavano sui tetti delle case per preservarle dai fulmini. Nel Medioevo, veniva appeso alle finestre per scacciare i demoni; durante le Crociate veniva usato dai Cavalieri per curare le ferite. In effetti, è una delle piante più efficaci nella medicazione di ferite sanguinanti. Dalle foglie si ricava il balsamo. Oggi, l’erba di San Giovanni è utilizzata per l’ansia, la depressione di entità da lieve a moderata e per i disturbi del sonno.
(alcune nozioni sono tratte da Florario di Alfredo Cattabiani)