Le esagerazioni di Games Workshop

Da Bladerunner @bladerunner26
Con parole che sapevano di funerale Warren, uno dei gestori del ben conosciuto portale Beasts of War, ha annunciato il termine della collaborazione con Wayland Games, altro nome noto come shop online. Il connubio aveva portato a realizzare -tra l'altro- il Tabletop Nations, una struttura per creare eventi legati al mondo del gioco. Il motivo del divorzio non sta in dissapori tra i due coniugi, ma perchè è intervenuto il terzo incomodo, Games Workshop.
In pratica GW ha accusato il portale di utlizzare materiale protetto da copyright -foto e quant'altro- passatogli incautamente da Wayland
Che Games Workshop approfittasse della propria posizione dominante sul mercato è un fatto risaputo da tempo. Molti amici e conoscenti negozianti mi riferiscono delle condizioni di vendita imposte dalla casa di Nottingham, che sicuramente non vede di buon occhio il concetto di libero mercato. Come molti, sono cresciuto con le prime orribili miniature di Warhammer e Warhammer 40k, ma ora la misura è colma per quanto mi riguarda non acquisterò mai più prodotti GW e in questo blog non citerò mai più la ditta nè i suoi prodotti. Anche perchè si rischia di venire perseguiti per legge, come hanno scoperto a proprie spese i tre di Beasts of War, a cui vanno i miei più cari auguri di continuare sulla loro strada. Quella imboccata da GW è ormai perdente: in un mondo in cui si discute di limiti del diritto d'autore e di copyleft e dove la visibilità in rete è strategica per il successo di un'impresa, sembra un ritorno alle caverne, soprattutto di fronte ai successi con il crowdfunding ottenuti da una piccola casa come la Mantic. E forse proprio questo temono i signori del gioco asserragliati a Nottingham...
Addio GW, senza rimpianti

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