Le Esperidi e il loro giardino

Creato il 03 luglio 2012 da Greta
 Per cominciare, mi sembra d'obbligo spiegare il nome di questo blog e da dove deriva. Credo dunque che sia opportuno spiegare chi fossero queste fantomatiche Esperidi.

Le Esperidi, il drago e l'albero dai pomi d'oro


 Le Esperidi sono ninfe dalla genealogia incerta: vengono talvolta nominate come figlie della Notte, di Teti e Oceano, di Zeus e Temi, di Forco e Ceto ed anche, secondo la teoria più accreditata, di Atlante ed Esperide. Incerto è pure il loro numero, tanto che alcuni mitografi nominano cinque Esperidi, e altri sette. C'è poi chi sostiene che fossero tre, e che per questo motivo siano ricollegabili alla triplice dea Luna (Ecate, Selene e Artemide) nel suo aspetto di sovrana della morte. Si può concludere che il numero delle Esperidi è compreso da uno a undici, e le più famose sono Egle, Aretusa ed Esperia.
 Ciò che è certo, invece, è che le Esperidi vivevano nell'estremo Occidente del mondo, oltre i confini della terra abitata, in un meraviglioso giardino (detto appunto "giardino delle Esperidi") dove custodivano il prezioso albero dalle mele d'oro, dono di Gea per le nozze di Zeus con Era. Per maggior sicurezza, affinché le stesse Esperidi non cogliessero le prodigiose mele, Era aveva ordinato al drago Ladone dalle cento teste di svolgere il ruolo di guardiano, stando costantemente arrotolato attorno al tronco dell'albero. Atlante sosteneva la volta del cielo poco distante dalla terra delle figlie, ed Elios, divinità del sole, terminato il suo corso quotidiano, scendeva nel giardino (il sole tramonta infatti ad Occidente) e vi lasciava i cavalli del suo carro a pascolare, e con loro riposava lì durante la notte. Per questo le Esperidi vengono collegate al tramonto, quando i colori che assume il cielo ricordano, appunto, quelli di un melo carico di frutti dorati.  In tutti i racconti, comunque, le Esperidi sono custodi di oggetti magici: è quindi possibile che possano essere associate a dei riti segreti, che si tenevano al sopraggiungere della sera con dolci melodie, perché anche il canto, insieme con la danza, è una delle prerogative a loro assegnate.
 Il mito più celebre legato alle Esperidi fa parte del ciclo delle fatiche di Eracle. Nella sua undicesima fatica, l'eroe fu incaricato dal re Euristeo di trafugare i favolosi pomi dorati per portarli al sovrano. Per conquistare le preziose mele, Eracle dovette ricorrere all'aiuto di Atlante e sostituirlo temporaneamente nel reggere i pilastri del cielo, portando il mondo intero sulle spalle. Fu Eracle a offrirsi di reggere il cielo al posto di Atlante, purché il titano gli portasse i frutti. Successivamente Atlante tornò da Eracle ma, dopo aver apprezzato la libertà, disse a Eracle che non sarebbe più tornato a sostenere il cielo. Eracle, essendo stato giocato, decise di usare l'astuzia: disse che, se avesse dovuto reggere il cielo per mille anni (come aveva fatto il titano), si sarebbe dovuto sistemare meglio il carico sulle spalle e chiese quindi ad Atlante di reggergli il fardello per un momento. Egli ingenuamente accettò (lasciando a terra le mele rubate), cadendo nel tranello di Eracle, il quale legò il gigante e, una volta prese le mele, fulmineo corse a consegnarle a Euristeo. Un altro ostacolo era costituito dal drago Ladone. Alcune fonti affermano che Eracle lo uccise con un colpo di freccia, mentre altre parlano di una consegna pacifica dei frutti da parte di Atlante o delle Esperidi stesse.  Secondo la versione che vuole che i pomi siano stati rubati da Eracle, le Esperidi, per il gran dolore, si trasformarono in alberi. Altri invece raccontano che esse, o per intervento di Atena, o grazie alla restituzione degli Argonauti (sulla cui nave Eracle aveva lasciato il suo bottino), recuperarono i pomi e seguitarono per l'eternità la loro missione di custodi.
Fonti: Wikipedia, voce "Esperidi" e "giardino delle Esperidi"; sito internet "Mitologia e...dintorni", voce "Esperidi"; CERINOTTI, Angela, Atlante dei miti dell'antica Grecia e di Roma antica, Demetra S.r.l., Colognola ai Colli (VR), 1998.

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :