con questo pensiero sono salita sulla mia adorata Volksvagen Polo alla volta del maneggio. Dato che la musica giusta mi aiuta sempre a caricarmi (o a scaricarmi completamente) ho inserito nella mia super radio “Chocolate Starfish..” dei Limp Bizkit.
Non so spiegarvi la ragione di questo amore. Probabilmente era la prima manifestazione di questa strana e colarata american culture, o forse erano solamente quei pantaloni abbastanza stretti che scendevano lungo i glutei (si mi piacevano e mi piacciono molto). Fatto sta che mi facevano impazzire: e per breve tempo mi appassionai anche io di questo look. Soprattutto le scarpe: convinsi mia mamma a comprarmi queste scarpe enormi, imbottite e rosse sangue di vergine che cola dal collo dopo il morso di un vampiro. Adoravo le mie etnies: erano diventate una sorta di coperta di Linus, le scarpe che mettevo ovunque e in qualsiasi occasione. Guardate un po' come si cambia: a distanza di una decina d'anni, e con un odio profondo per quelle scarpe orribili, sono diventate le perfette scarpe per spalare la neve. La loro posizione nella mia lista di scarpe preferite è decisamente mutata.
Tengo a precisare che, anche se ero diventata una vera e propria esperta di skate, conoscevo ogni figura ed ero seriamente fissata con Tony Hawk, mi sono avvicinata una misera volta a quella tavoletta con quattro ruote. E non è stata una bella esperienza.
Una amica mi teneva il braccio destro, un amico quello sinistro. Questo continuava a ripetermi “direziona la tavola con i piedi”, ma quell'oca della mia fedele compare, R., andava troppo veloce, tirando il mio braccio nella direzione opposta a quella in cui volevo andare.
E così la tavola se n'è andata per i fatti suoi.
I miei simpaticissimi amici, nel momento in cui la forza di gravità ha iniziato ad attrarre il mio fondoschiena inesorabilmente verso il suolo, hanno lasciato le mie braccia.
Un urletto sordo è uscito dalla mia bocca e.. lo schianto.
Da quel momento ho capito di essere un po' troppo fighetta per alcuni sport (più o meno tutti). Sono più una teorica, direi.
Ma ritorniamo ai nostri Limp: ero in auto e pensavo “oggi l'universo è nelle tue mani”.
E sentire Fred gridare “you don't give a fuck about me” me l'ha fatto credere ancora di più. Si, ero pronta, prontissima. Datemi un cavallo e lo farò volare.
con un ghigno malefico la mia istruttrice si avvicina. “ahahah oggi hai Asia”.
La rivelazione è come uno schiaffo in piena faccia e lo dimostro stampandomi una smorfia di puro terrore in viso.
Asia, il mio terrore, un incubo a quattro zampe, una criniera e due occhietti da saputella. Asia, la cavalla che si va a fare gli spuntini con me sopra e poi sghignazza con quei suoi dentoni immensi.
“dai su metti la sella”.
ok Fenice – mi dice Fen, alquanto allarmata – abbiamo un problema. Non hai mai montato una sella. Quindi ora vai, prendi la sella per i bambini che è quella che ti fanno usare, e poi in un modo o nell'altro la cacci sopra ad Asia.
Prendo la sella, la sollevo con tutta la forza da moscerino che mi ritrovo e la piazzo, in un modo o nell'altro sopra al cavallo.
“ma cos'è, ma cos'è ma cos'è!” dice N., la mia istruttrice, mettendosi le mani tra i capelli. Arriva sbuffando e ci pensa lei a sellare la Bestia.
La lezione parte in quinta: sono con due bambine. Una ha dieci anni, l'altra sette. con loro mi sento a mio agio, anche se sono delle piccole Xena.
Siamo in fila ed io sono in mezzo a loro. Asia riesce a trottare. O almeno riesco a farla trottare aiutata dal fatto che copiava spudoratamente ciò che il cavallo davanti a lei stava facendo.
VITTORIA! Ce l'ho fatta sono riuscita a costringerti a fare ciò che voglio!
Non sono comunque riuscita a cantare vittoria per molto. Quando la bambina numero uno è stata chiamata per esercitarsi sul galoppo, io dovevo andare in passeggiata, seguita dalla bambina numero due.
La bestia non partiva. Anzi. Non partiva in avanti.
Perchè indietro andava, andava anche troppo.
“riprendi il controllo!” urlava N.
ti pare facile! Le ho detto di andare al passo, ed al passo normalmente si va in avanti. Ma la simpaticona sta andando indietro. Non le ho detto Back, ho fatto il dannato verso con la voce, ho dato un po' di gambe, ma niente. Lei ha voluto fare i suoi comodi.
N. arriva, prende il cavallo e dopo avermi dato una bella strigliata mi manda in passeggiata.
Mannaggia! Eppure era partita così bene!
Buona giornata e Buona fortuna a tutti!