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le fantastiche avventure della Fenice: riflessioni sull'adipe (e sui complessi di noi donne)

Creato il 29 maggio 2011 da Lafenice
Pausa dallo studio.
Fumo una sigaretta sul mio terrazzo (ebbene si Cosmogirl, devo ancora leggere quel manuale “come smettere di fumare” di cui parlavi nel tuo blog!).
Due ciclisti passano: un uomo ed una donna sulla quarantina.
Parlavano di una certa Alice. L'uomo fa con la compagna “beh anche Alice non è magra: è come te, pienotta!”. La donna ha taciuto, probabilmente incazzata come una biscia.
Quella donna era magrissima, forse anche troppo.
Quindi mi sono detta: le questioni sono due. o quell'uomo ha seri problemi di vista, e quindi il suo errore è più che perdonabile, o non si rende conto di cosa significa essere magri o grassi.
Così mi tornano alla mente alcuni recenti discorsi tra amici. Il leitmotiv qual'era? Se non sei magra come una di quelle ragazze di copertina (ovvero non ti si contano le costole, non rischi di cadere a terra con la prima misera folata di vento, o le tue gambe non sono altro che qualche robusto osso circondato da un po' di carne) beh tu sei grassa: il tuo sex appeal cade sotto terra così come la tua autostima.
Perché diciamocelo: noi donne, anche se siamo normalissime, abbiamo una marea di complessi più o meno evidenti. Magari risalgono all'età dell'infanzia, quando un nostro compagno di asilo ha preso in giro il nostro nasino non proprio dolce o aggraziato, oppure hanno trovato terreno fertile al loro sviluppo durante “il cammin di nostra vita”. Chi più, chi meno, ha qualcosa che non gli piace: e, chissà perché, diventa la cosa più evidente agli occhi degli altri.
Prendete me, ad esempio: da quando sono piccola ho il complesso dei polpacci grossi. Non sono grassa ma i miei occhi vedono l'estremità delle mie gambe come qualcosa di enorme e terribile.
Per molto tempo, se non avevo calze o stivali, non riuscivo a mettere vestiti che mi scoprissero le gambe proprio perché non volevo mostrarli.
La prima volta che presi coraggio indossando un corto vestito nero ed un paio di sandali, ecco che il genio di turno bussò alla mia porta: “Cristo Fenice, sei così minuta che non credevo avessi dei polpacci così grossi!”.
Mi trattenni con tutte le mie forze dall'urlargli “a ventitré anni non credevo avessi un cervello così piccolo!”.
Fortunatamente, dopo i primi cinque minuti di vista annebbiata e fumo dalle orecchie, Fen, la mia ragione, venne in mio soccorso.
la sua inesistente sensibilità non è un problema tuo: senza i tuoi polpacci non saresti la Fenice che sei abituata a guardare ogni giorno allo specchio, la ragazza con cui vivi giorno dopo giorno. Senza quel naso “dantesco”, e qualche rotolino sulla pancia, magari non ti riconosceresti nemmeno! Sei così, hai imparato ad amarti, questo non è più un tuo problema!”.
Quella fu la prima volta che accettai veramente i miei difetti. Nel corso del tempo mi resi conto che non erano poi così tanto male: a prescindere dalle dimensioni dei miei polpacci, mi piaccio lo stesso.
Ma il punto rimane sempre quello: siamo noi donne così trasparenti da mostrare i nostri punti deboli, o gli uomini talmente arguti da comprenderli e pungolarci proprio su quelli?
Ma soprattutto: i canoni estetici sono cambiati così tanto da rendere preferibile un mucchietto d'ossa (immagine a mio avviso poco salutare) ad un più morbido corpo ricoperto da un giusto strato di adipe? O forse è solamente cambiato il nostro metro di misura?
Cosa ne pensate?
Buona giornata, e buona fortuna a tutti!

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