Le fatiche di ercole: la cerva di cerinea
Creato il 05 novembre 2013 da Giuseppeg
Pronti via, e siamo già alla terza fatica. Sì,
perché mentre Ercole si stava giusto provando la sua nuova acconciatura di leone, ecco arrivare una nuova chiamata - si fa per dire, naturalmente, dato che ancora non esisteva il
cellulare - da parte del famigerato Euristeo, che nient’affatto pago delle due precedenti
sfacchinate del suo acerrimo nemico, aveva pensato bene di inventarsi qualcos’altro da affibbiargli.
E cosa ti va a pescare il parentastro? Nientemeno che la
cerva di Cerinea! Ora, detta così sembra piuttosto facile. Il fatto è però che
questa era una cerva speciale - e sennò che gusto c'era?
-: aveva le corna d’oro, e quel che più conta era sacra ad Artemide, la
permalosa dea della caccia. A forza di stare con la dea, quella cerva aveva preso
anche le sue abitudini: si isolava nei sacri boschi, si affacciava solo un istante
- e da lontano - quando per caso passava qualcuno, e se la dava a gambe quando
veniva inseguita - cosa che, a detta dei mitologi e dei testimoni dell'epoca, avveniva molto spesso. Ma gli inseguitori non la trovavano mai:
quando sembravano averla raggiunta, lei si esibiva in un ultimo scatto e li staccava di altri cento metri, dopodiché si perdeva nei boschi. Per dovere di
cronaca, dobbiamo riferire di alcuni sventurati che dopo averla inseguita per chissà tempo quanto non tornarono più a casa, e vennero dati per dispersi.
Certo, per Ercole era diverso. Quando faceva un
solo passo, era come se ne avesse fatti venti un altro uomo: tuttavia
l’impresa non era affatto da sottovalutarsi, anzi! E in effetti, Ercole dovette
inseguirla per così tanto, ma per così tanto la sua preda da trovarsi all’improvviso dall’altra
parte del mondo, lungo il confine delle terre conosciute, vicino alle rive di
Oceano, ovvero in pieno Portogallo. La povera cerva, infatti, quasi del tutto
sfiancata e col fiatone addosso, aveva pensato di rifugiarsi dalle divine
Esperidi, nel famoso giardino che prende il nome da loro. Ma chi erano queste
Esperidi?
Non si sa bene di chi fossero figlie. C’è chi dice
di Teti o della Notte stessa, ma si sa che a quel tempo gli intrallazzi erano
tanti e persino tra gli dei si faticava ad attribuire una paternità che fosse certa una volta per tutte. Quello che è certo invece è che custodivano le mele d’oro, dei frutti
bellissimi e molto preziosi che crescevano su un albero all'interno del loro
meraviglioso giardino. Si trattava probabilmente di un regalo di Gea a Giunone,
forse un dono per le sue nozze con Zeus. Le Esperidi sono legate in qualche
modo al tramonto - a occidente infatti si credeva andasse a morire il sole - e pertanto alla morte, ma non
si sa molto altro di loro. Comunque, immaginiamoci l’effetto quando nel loro
giardino dorato piombò all’improvviso il nostro Eracle, furioso e tutto sudato per la
corsa, con l'enorme clava in mano, esasperato per la fatica e pronto a menare
fendenti a chiunque gli fosse capitato sotto tiro in quel momento. Le povere
Esperidi - non si sa bene quante fossero: immaginiamocele come gentili
signore inglesi intente a prendersi un tè in giardino - cominciarono a
strillare e a rincorrersi dappertutto, preoccupate per i vasi preziosissimi e le
statue che quel gigante faceva cadere come fossero dei birilli. La cerva
dovette prendersi un bello spavento, anche lei, a vedere tutte quelle scalmanate
che sciamavano come cavallette, e proprio mentre si chiedeva se non era meglio
sconfinare oltre l’Oceano ecco che Ercole finalmente le fu addosso, e la afferrò con
le sue grandi braccia.
Per la povera cerva non c’era più niente da fare. Non si
sa onestamente che cosa ne abbia fatto Euristeo, né se Ercole l’abbia
effettivamente riportata in Grecia caricandosela sulle spalle. Forse, si dice,
si limitò - si fa per dire! - ad estrarle le corna d’oro dalla testa, a testimonianza
dell’impresa compiuta. Spero solo non se la siano cucinata, con la scusa che la
carne di una cerva sacra a Diana è certamente più gustosa di una normale. Ma forse questo non accadde: Artemide si sarebbe
infuriata da morire, e non ci risulta che Euristeo abbia mai avuto a che fare personalmente con lei. Quindi, comunque sia finita la faccenda, si può a ragione sostenere
che tutto è bene quel che finisce bene. Perlomeno fino alla prossima impresa.
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