Però, ciononostante, è doveroso contribuire anche nel 2011 al ricordo di questo grave massacro commesso dal regime comunista dell’Jugoslavia di Tito; massacro – che bisogna sempre ricordare – nel nostro paese venne culturalmente soffocato in nome della perfezione e della bellezza ideologica del comunismo.
Indubbiamente è questo (più di altri) il peggior peccato della sinistra italiana di ieri e di oggi. Manipolare la storia e renderla non solo partigiana, ma anche di parte, omettendo un dramma storico che coinvolse i nostri concittadini dell’Istria, molti dei quali – quando non fuggiti oltre frontiere – venivano letteralmente scaraventati come sacchi dentro le cosiddette foibe: voragini carsiche profonde decine di metri. E vi erano scaraventati vivi o morti. Perché trattavasi di un’epurazione etnica fra le più atroci del dopoguerra.
Ma in Italia certe cose non si dovevano dire, né raccontare sui libri di storia, perché metteva in cattiva luce il comunismo e il suo sogno ideologico qui in Italia e naturalmente pure all’estero. Non si poteva dire delle Foibe, perché, pregiudizialmente, le vittime erano considerate fasciste o presunte tali. Laddove così non sempre era. Nelle Foibe morirono persone innocenti, preti, donne, bambini. Persone che avevano come loro unica colpa, quella di essere italiani. L’obiettivo di Tito era sradicare l’italianismo dall’Istria e renderla completamente jugoslava. Ma se anche fosse che la loro identità era fascista, bisogna sottolineare che l’appartenere o meno al fascismo non giustificava in alcun modo l’eccidio di esseri umani. Anche il peggior colpevole ha diritto a un processo e a una condanna equa, proporzionata alle sue colpe se ve ne sono.
Per decenni la storia delle Foibe è stata nascosta dalla cultura italiana impregnata di becero e puzzolente marxismo. Per anni, i libri di storia nostrani hanno saltato a piè pari quel capitolo oscuro della storia nostrana, perché disturbava il progetto di educazione stalinista nelle nostre scuole pubbliche. E perché urtava con la sua verità la leggendaria bellezza e perfezione dell’ideologia comunista, che nessuna macchia poteva avere, nonostante nell’Unione Sovietica e nei paesi socialisti in nome del marxismo venisse perpetrata la più feroce repressione delle libertà che l’uomo mai conobbe. Dico nessun libro di storia. E non mento, poiché sfogliando oggi i miei libri di storia editi negli anni ‘80, non trovo neanche un trafiletto sulle Foibe. Neanche due parole messe lì per caso o a pié di pagina.
Se qualcuno ha ancora dei dubbi che nelle scuole italiane, per decenni, si è insegnata una storia ideologicizzata, di parte e faziosa, quel qualcuno deve sapere che è sufficiente chiedere ai propri genitori o ai propri nonni. È sufficiente domandar loro se avessero mai conosciuto prima d’ora la storia delle Foibe. È sufficiente aprire un libro di storia degli anni passati per rendersi conto di quanta mistificazione ci sia nella cultura italiana di sinistra, ancora oggi ancora piuttosto restia nel commemorare questo triste evento storico. È sufficiente persino cercare documentazione sugli eccidi perpetrati da certo partigianesimo nell’Emilia rossa nel dopoguerra, per capire come nella storia del marxismo-leninismo gli eventi debbono essere adattati e conformi all’ideologia e non viceversa. Insomma, per capire meglio la nostra storia, non serve altro che documentarsi, e documentarsi bene: senza veli ideologici, senza ipocrisie che tendano a nascondere i peccati e a esaltare le virtù di quelli che Pansa chiama i vincitori.