Buongiorno amici, eccomi qui con una nuova recensione.
LE FORMICHE DI PIOMBO
Enzo D’Andrea
0111edizioni
Trama
Dicembre 1975. Torino, la città della Fiat e del sogno industriale. Una delle città della rivolta operaia, degli scontri in piazza. Michele, giovane ingegnere, si trova suo malgrado catapultato in una vicenda di intrighi, pedinamenti e sparatorie. Diego, un terrorista, metterà a repentaglio la sua sicurezza per aiutarlo, in nome della loro amicizia. Michele dovrà fare dolorose rinunce, fuggire via per poi tornare solo dopo tanto tempo. Troverà una città cambiata, dove si è spenta l’eco dei molti fatti accaduti e dove la vita gli riserverà ancora un’ultima sorpresa. Alla fine non resterà un vero vincitore, solo una grande storia di amicizia che travalica ogni confine. Nessuno è perfetto, gli uomini sono come formiche in fila: le più numerose seguono la direzione comune senza deviare e senza chiedersi cosa è giusto e cosa no; le meno numerose, al contrario, deviano perché hanno bisogno di cercare, capire, combattere. “Le formiche di piombo”, appunto.
L’autore
Enzo D’Andrea è nato a Potenza nel 1972. Vive ad Avigliano (PZ). È un geologo che interpone alle attività lavorative la grande passione per la scrittura. Come tale, definendosi senza falsa modestia “Il più grande scrittore al di qua del pianerottolo di casa”, ha scritto molti racconti e un romanzo, “Le Formiche di Piombo”, che ha colpito molta gente per stile e passione. Spera di veder pubblicati al più presto anche altri romanzi. Non ha un genere e uno stile fisso e definito, perché ama svisceratamente molti generi letterari e allo stesso tempo cerca di carpire i segreti dei più grandi scrittori. Nel frattempo, si permette il lusso di leggere e leggere. Di tutto, dai fumetti (che possiede a migliaia) ai libri (che possiede quasi a migliaia). Difficile trovare qualcosa che non l’abbia colpito nelle cose che legge, così è piacevole discuterne con lui, perché sarà sempre in grado di fornire una sua opinione e, se sarete fortunati, potrebbe anche essere d’accordo con voi. Ama tanto la musica, essendo stato chitarrista e cantante in gruppi rock e attualmente ripiegato in prevalenza sull’ascolto (dei tanti cd che possiede, manco a dirlo, a migliaia).
Recensione
L’autore, attraverso l’avventura di Michele, porta i lettori subito nel vivo della questione: i movimenti politici degli anni Settanta in Italia. Devo dire che l’argomento è trattato in maniera esemplare, chiara, approfondita ma allo stesso tempo ben disciolta nella narrazione. Ho trovato affascinante il preciso ritratto dell’Italia di quegli anni, non molto distanti nel tempo ma che hanno lasciato il segno.
Durante la lettura mi sono imbattuta nella frase Non si fitta ai meridionali riportata sui cartelli dei locali dati in affitto a Torino. Dunque il libro può offrire spunti di riflessione anche in questo senso. Negli anni Settanta al nord i meridionali erano considerati solo migranti e si diffidava da loro: oggi noi ci ritroviamo di fronte all’accoglienza di cittadini di Paesi extraeuropei. L’integrazione è sempre stata un “problema” per gli autoctoni che vedono cambiare gli equilibri del proprio ambiente, tuttavia oggi la questione dovrebbe essere affrontata in maniera molto più tranquilla e serena, favorendo l’integrazione appunto, anziché gridare allo scandalo. Ma questa è un’altra questione nella quale non è il caso ora di dilungarmi troppo.
Lo stile dell’autore è asciutto e pulito, favorisce una lettura piacevole; altri complimenti vanno alla copertina che è stata realizzata dall’autore stesso.
Vediamo ora di fare due chiacchiere con lui.
Intervista all’autore
Ciao Enzo, benvenuto.
- Rompiamo subito il ghiaccio e parliamo di te. Dalla tua biografia leggiamo che ti interessi anche di musica e che ti piace leggere. Per quanto riguarda la musica, suoni? Se sì, cosa? Se no, cosa ascolti? Per quanto riguarda i libri invece, quali sono i tuoi generi e i tuoi autori preferiti?
Musica e lettura sono due mie grandi passioni. Diciamo che ce le ho da tanto, anche se la passione per la musica si è fatta forte quando avevo sedici o diciassette anni. Ho suonato in alcuni gruppi rock la chitarra elettrica, e ne ero anche (spesso) la voce solista. Una bella esperienza che è durata un decennio, che mi ha permesso di conoscere gente fantastica e persone da evitare. Come tutte le esperienze di vita, del resto. Ascolto molta musica, per lo più rock anche se non disdegno quella cantautorale, qualcosa di jazz e classica. Posseggo oltre 3000 cd, quindi lascio a te immaginare quanta musica sia passata per le mie orecchie e il mio cervello. Per quanto riguarda la lettura, leggo molti libri (ne posseggo centinaia e centinaia) e sono anche un grande appassionato di fumetti (posseggo qualche migliaio di fumetti). Effettivamente, troppi. Ricordo che mia madre mi disse una volta, scherzando, che o se ne andavano i libri o me ne andavo io. Non ho un genere preferito, riuscendo a spaziare dalla narrativa classica (autori contemporanei e dei secoli scorsi) al giallo, alla fantascienza, allo storico, al noir, alla commedia ecc. Di conseguenza non riesco a indicare degli autori in particolare: potrei farti dieci nomi e aggiungerne, dopo pochi secondi, altri dieci… Posso dirti anche che ciò mi aiuta a essere molto variegato nei miei progetti di scrittura. Se posso aggiungere qualcosa, posso dirti che tranne qualche capolavoro tipo Il Signore degli Anelli, mi attrae poco il fantasy e la saggistica la provo di rado, e soprattutto quando mi serve per documentarmi.
- La scrittura, una passione importante. Quando è cominciata?
La passione per la scrittura è cominciata… E chi lo sa? Forse, un riferimento più o meno preciso è il periodo successivo alla scomparsa di mia madre, nel 2010. Come vedi, non molto tempo fa. Evidentemente, gli anni precedenti mi sono serviti per formarmi, e quell’evento triste ha innescato una voglia di ribellione, un modo per esporsi ed esprimere me stesso tramite una grande passione.
- Scrivi racconti, poesie e Le formiche di piombo è il tuo primo romanzo. Sono tre generi molto differenti fra loro; io per esempio non riuscirei a scrivere poesie. Tu cosa preferisci scrivere tra questi? In cosa ti senti più ferrato?
La poesia è la raccolta di un attimo di creatività. Il racconto nasconde delle insidie che sono rappresentate dal dover dire tutto in poco spazio. Il romanzo è senza dubbio, almeno per me, il genere più affascinante. Ti lascia uno spazio immenso in cui puoi metterci di tutto, a patto di essere bravo a gestire alla perfezione trama, contenuti e stile. E questo è la vera differenza tra un buon romanzo e uno scadente: non sempre si riesce a gestire bene l’equilibrio tra gli ingredienti.
- Parliamo del tuo libro. Sono curiosa: come mai hai scelto l’ambientazione degli anni Settanta? All’epoca delle vicende di cui narri eri soltanto un bambino, da adulto cosa ti ha appassionato del periodo?
La passione per gli anni settanta è un po’ particolare. Ne ho una analoga per gli anni ottanta. È forse quel gusto del vissuto, quel ricordare e non ricordare, che affiora dentro me ogni volta che osservo una foto di quei periodi, vedo un film o sfoglio un libro, una rivista che conservo tra le mie cose. Un fascino particolare che credo chi leggerà il romanzo potrà avvertire. I contenuti del libro sono una conseguenza di questo approccio.
- I personaggi sono ispirati a persone reali o sono del tutto inventati?
I personaggi del libro sono inventati, ma non credo siano poi tanto inverosimili. È chiaro che una certa esasperazione di idee, comportamenti e situazioni sia inevitabile, come in tutti i romanzi. Mi piace sottolineare, invece, che alcuni personaggi minori sono ispirati da persone e fatti che ho incontrato o vissuto nella mia vita, ovviamente del tutto trasfigurati dalla mia fantasia.
- Hai svolto un grande lavoro di ricerca. È stato difficile? Ti appassiona la ricerca storica e politica?
La ricerca l’ho fatta anche dal punto di vista professionale, in genere. La ricerca letteraria per passione. Pur avendo in comune la difficoltà e, a volte, lo scoramento, credo che la ricerca delle fonti per un romanzo abbia più aspetti affascinanti. È la molteplicità dei temi da affrontare e degli aspetti da approfondire, come nel caso delle “Formiche”, a innescare quella molla che spinge a fare di tutto e di più. È stato bello leggere e apprendere, dalla viva voce dei protagonisti, tanti aspetti che vanno dagli ambienti, ai fatti, al linguaggio e alle atmosfere.
- Hai già in cantiere qualche nuovo libro o progetto?
Ho terminato un romanzo, anche se ci sto ancora lavorando per questioni di perfezionamento stilistico (hai avuto esperienze simili, vero?), per renderlo più appetibile per la pubblicazione. Inoltre, ho nel cassetto un romanzo la cui trama è completa ma che, alla luce di una innegabile evoluzione personale, prima o poi riprenderò e lo stravolgerò. Infine, ho più che abbozzato un romanzo fantastico (per ragazzi e non) che si basa sull’amore per i libri e ispiratomi da un mio conterraneo.
Grazie Enzo, arrivederci.
Ora, amici, vi lascio qualche link. Potete visitarli per dare un’occhiata agli scritti di Enzo D’Andrea, non solo Le formiche di piombo ma anche i racconti.
Le formiche di piombo
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