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LE FORZATE DELL’ABBRONZATURA - Quando esser “nere” non comporta discriminazione razziale

Creato il 10 agosto 2011 da Ciro_pastore
LE FORZATE DELL’ABBRONZATURA -  Quando esser “nere” non comporta discriminazione razzialeIeri sera, dopo una parca cena (state tranquilli, niente peperonata stavolta), mio malgrado mi sono sottoposto volontariamente (sigh!) e dolorosamente all’insopportabile spettacolo dei TG addomesticati, in stile Minzolini & Co. Come sempre, dopo il deferente pastone politico, ha preso il sopravvento la cronaca nera e giudiziaria. Quindi, mi sono sorbito la squallida e sordida sequela di stupri, rapine col morto, nonni che seviziano le nipoti e mariti che accoppano le mogli. A seguire, il vero tg di cultura minzoliniana, tutto domande epocali ed esiziali del tipo: “Quanto gelato consumano in estate gli italiani?” e “La tintarella è bella ma può far male?”. Servizi da premio Pulitzer, non c’è che dire. Impavidi giornalisti corrono il rischio di intervistare sul campo gelatai così soddisfatti delle vendite che ormai il gelato si pesa con il bilancino dell’orafo. Seguono le ponderose ed accurate interviste a dermatologi di fama rionale che pontificano sull’utilità delle creme protettive, meglio se a fattore schermante elevato. Consiglio principe: evitare l’esposizione nelle ore centrali della giornata, sai che novità!
Stufo di tale spettacolo indecoroso, mi dirigo speranzoso su uno dei canali cinema di SKY più affidabili: CULT. Di solito, ma anche loro spesso scivolano sul popolare, curano il palinsesto con film d’autore, alcuni addirittura inediti in Italia. Era proprio il caso del film di ieri sera. Ne avevo letto, ma non avevo ancora avuto l’occasione di vederlo. Un film francese, musicale per giunta, non sarebbe mai potuto approdare nelle sale italiane. Il nostro pubblico è talmente diseducato al cinema di qualità tanto da eleggere BENVENUTI AL SUD campione d’incassi, pur essendo un remake (fatto male) di un film francese, GIÙ AL NORD. Il film francese di ieri sera si intitolava AGATHE CLERY. Era la storia di una parigina, razzista ed antipatica, che, a causa di un’improbabile malattia rara, lentamente diventa negra. Da qui tutta una serie di esilaranti equivoci con colleghi, amici, parenti ed amante. Agathe scopre, sulla propria pelle è il caso di dirlo, quanto possa cambiare il giudizio degli altri diventando negra, pur conservando intatte le sue caratteristiche umane e professionali. Scopre anche che esiste una discriminazione au contraire. Cioè quella delle altre razze che oramai si coalizzano, in una società multirazziale come quella francese, per opporsi al razzismo dei bianchi. Infatti, licenziata dal suo ottimo lavoro di Responsabile Marketing di una multinazionale della cosmesi, trova infine lavoro soltanto presso una newco, creata da un negro, che assume solo persone rigorosamente coloured. I due finiscono per innamorarsi, ma Agathe all’improvviso comincia nuovamente a sbiancarsi e, quindi, scoperta la truffa viene licenziata e lasciata. Ma come sempre nei film, l’amore trionferà.
Il film, con toni surreali e con una leggiadra ironia tipicamente francese, tra una canzone ed un ballo, finisce per tratteggiare con precisione il mondo delle genti di colore. Più di tante polverose analisi sociologiche, questo filmettino riesce a farci aprire lo sguardo sulla condizione reale con cui ancora oggi, nonostante la strombazzata globalizzazione, le minoranze razziali devono confrontarsi.
Mentre scorrevano le divertenti immagini del film, pensavo ai milioni di donne europee, di razza caucasica, che spendono miliardi di euro e milioni di ore del proprio tempo per ottenere una carnagione scura, attraverso creme o lampade abbronzanti. Quei milioni di forzate dell’abbronzatura, che mettono a repentaglio la loro salute ed il loro borsellino, pur di apparire come delle Veneri Nere. Certo, il loro  desiderio di negritudine non le sottopone ad alcun pregiudizio razziale. Nessuna di loro verrà scartata ai colloqui di lavoro a causa del colore della pelle. Anzi, probabilmente quella colorazione artificiale consentirà loro, nascondendo i difetti, di guadagnarsi la cieca ammirazione di tanti bianchi che, in fondo però, desiderano la donna diversa. Quelle donne negre o asiatiche che vediamo sempre più aggirarsi nelle nostre strade, forti del richiamo erotico della loro primitiva ed orgogliosa bellezza ma che, ancora oggi, sono costrette ai lavori più umili, se non alla prostituzione più becera.
Le nostre donne bianche, invece, si arrostiscono al sole per anni, trasformando la loro pelle povera di melanina in quelle rugose pelli da coccodrillo che spesso vediamo inorriditi. Le nostre forzate dell’abbronzatura sono condannate a non avere mai quella pelle d’ebano che tanto smuove i nostri istinti primordiali. Ma se le vigenti e discriminanti regole sociali le mettono ancora in pole position, la natura, molto più democraticamente, le ha definitivamente relegate nelle seconde linee. Presto, molto presto immagino, i nostri figli cominceranno a preferire le donne diverse da quelle squallide repliche cosmetiche che sono diventante le femmine caucasiche.
Ciro Pastore – Il Signore delle Ancelle
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