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Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)

Da Paultemplar

Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)

Nel castello di due cugini arriva la bella Isa in compagnia di Antoine, suo marito. I due si sono appena sposati ( difatti lei indossa ancora l’abito nuziale), e intendono fermarsi a salutare i due che la ragazza non vede da quando era bambina.
Giunti al castello, vengono accolti da una strana donna, Isabelle, che racconta loro della morte dei due, che sono stati entrambi suoi sposi.

Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)

Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)

I due, nonostante la brutta notizia, decidono di fermarsi al castello, nel quale dimorano anche due belle ragazze, Maid e Isolde.
In realtà i due cugini non sono morti, perchè sono due vampiri, che vivono come tutti i rappresentanti della loro specie esclusivamente di notte, aiutati dalle due conturbanti ragazze.

Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)

Isabelle è anch’essa una vampira, e utilizza il suo potere per sedurre la ragazza; così, tra una messa nera in un cimitero, con Antoine che si rende conto del pericolo e i due vampiri che si apprestano a fare la festa a Isa, si arriva alla fine, quando Antoine tenta inutilmente di liberare la sua sposa dal gioco dei diabolici vampiri.
Le frisson des vampires, titolo originale del film di Jean Rollin, modificato con una buona dose di fantasia in Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi, sopratutto con il chiaro intento di depistare l’innocente spettatore, è uno dei film più brutti in assoluto dedicati ai vampiri.

Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)Sandra Julien

A parte la trama, che raccontata così sembra quasi credibile, mentre in realtà non lo è affatto, perchè bisogna districarsi tra realtà, immaginazione e false piste, il film è ammorbato da una pestifera colonna sonora rock/psichedelica, che, unita alla lentezza esasperante del racconto, finisce per fare addormentare il malcapitato spettatore sul luogo che ha scelto per assistere alla proiezione.
Disomogeneo, confuso, noioso, Les frisson de vampires si segnala per i nudi della bella e inespressiva protagonista, Sandra Julien, e per una serie di trovate che alcuni cultori del trash hanno sempre giudicato geniali, come la scena imbarazzante della vampira che allo scoccare della mezzanotte esce invece che dalla tomba da un pendolo, il tutto colorato da una fotografia a tratti sinistramente assomigliante a quella del grande Mario bava, a cui Rollin sicuramente deve un largo tributo.

Il guaio è che la lentezza dl film, davvero esasperante, si unisce a dei non sense che vengono praticamente replicati per tutto il film, che conta non più di 9 attori, peraltro alle rpese con dialoghi surreali quando non imbarazzanti.
Rollin, furbissimo, tiene viva l’attenzione dello spettatore attraverso un largo uso di nudi femminili; si spogliano tutte, le protagoniste del film.
Si spoglia Sandra Julien, ed è quanto meno un bel vedere, si spogliano le due ragazzotte, si spoglia anche la vampira, e questo è un male visto che è una visione davvero poco confortante.

Per tutta la durata del film si sguazza tra la noia, la sorpresa in negativo, perchè non accade nulla, sopratutto di quello che il titolo fuorviante italiano promette; non c’è violenza, anzi, l’unica è quella esercitata sullo spettatore, visto il risultato finale.
La vergine, ovvero Isa, tale rimane fino alla fine, deludendo chi sperava in soluzioni erotiche diverse; a parte delle caste scene saffiche, degne di uno studio di posa, tanto sono artefatte, di scene sexy nemmeno l’ombra.

I morti viventi, come abbiamo letto, non sono zombie alla Romero, ma due vampiri che non suscitano terrore o orrore quanto una liberatoria risata; i due protagonisti, gli attori Jacques Robiolles e Michel Delahaye, vestono come due fricchettoni invitati ad un party a base di acido, parlano come due dementi e si muovono come tali.
E non solo per l’idiozia dei dialoghi, bensi per proprie carenze interpretative.

Insomma, se a qualcuno capitasse la recensione di un fanatico di Rollin, verrebbe il dubbio che chi vi scrive sia affetto da qualche problema; allora, per togliervi ogni dubbio, provate a vedere il film e fatemi sapere.
Però non ditemi che non vi avevo avvisato.
Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi (Les frisson des vampires), un film di Jean Rollin, con Sandra Jullien, Michael Delahaye, Nicole Nancel, Jacques Robiolles, Catherine Tricot, Marie Pierre Tricot ,Horror, Francia 1970

Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)

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Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)

Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)

Le frisson des vampires (Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi)

Il mix erotismo horror, per quanto poco energico (siamo all’inizio dei “Seventies”), funziona soprattutto nel finale, nell’edizione insertata con estratti derivati da altra pellicola. Rollin predilige un clima ad effetto sedativo, in grado cioè di obnubilare la ragione e, in primis, la storia; che si sviluppa in maniera indistinta a causa, essenzialmente, della carenza di mezzi e del difetto dato da interpretazioni disastrose. Lento e a sublimazione di uno stato d’apatia cronica, che si sviluppa dal primo minuto di visione sino al finale.

Titolo assai rappresentativo dello stile di questo bislacco cineasta, e del suo catalogo di ossessioni e ascendenze colte tradotte in una filmografia indefinibile, fra l’autoriale e il regista della domenica a seconda del punto di vista (o dell’umore dello spettatore). Le trame non sono mai state una preoccupazione, i dialoghi sono preoccupanti, ma fra uno sbadiglio e l’altro Rollin indovina sequenze che lasciano di stucco (celebre la vampirazza bona che esce dall’orologio, idea che tornerà). Cut la versione italiana. Per amatori!

Titolo italiano roboante per un pacco di proporzioni cosmiche. Lento, presuntuoso, comico senza volerlo e triste quando invece vuol far ridere. Fotografia satura virata sul rosso, musica clone dei Pink Floyd, protagonisti maschili insopportabili nella parte dei cugini “vampiri borghesi”. Meglio la sposa Jullien e le due assistenti nane, queste almeno sempre o quasi nude. Un horror che non fa paura, un porno senza sesso. Il per certi versi avvicinabile (nel tema) Vampyros Lesbos di Jess Franco è di tutt’altro pianeta. Pessimo.

Film di suggestioni visive ottenute con un uso del colore anomalo che esalta le atmosfere gotiche di cui la pellicola è satura. Tutto ciò sopperisce ad un trama confusa ed ad una recitazione dilettantesca. Il risultato è incerto, sempre in bilico tra il film d’autore e lo z-movie. Spiazzante l’interpretazione dei due vampiri, assolutamente fuori dagli schemi del genere, che aggiunge un tocco surreale forse non voluto. A suo modo un film unico nel suo genere.



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