Mi prendo un periodo di riflessione, chiedo in giro, m’informo se magari ho partorito un’emerita “puttanata” indegna di essere pubblicata. No, mi rassicurano, ma sai è ambientato in America e chi esordisce deve scrivere di roba che conosce. È giusto, infatti non mi ero adeguatamente informata sull’ambientazione, sono andata a casaccio, ho impiegato due anni e mezzo a scrivere solo per pettinare le bambole. Ma tant’è. Terminato di pensare a che pesci prendere concepisco una nuova storia. La volete italiana? È italiana. Storia di famiglia, un dramma articolato, una partita a scacchi. Ricomincio il solito tram tram con il sacro fuoco della convinzione. Stavolta non me lo possono bocciare e no, cavolo. Ovviamente è andata nello stesso identico modo. Perfetto, inizio a pensare di avere l’attitudine a partorire mostri con il valore di una cippa lippa. Che fare? Getto la spugna? Non sia mai, anche se “tenacia” non mi sta più bene come appellativo, è più adatta la definizione “donna sull’orlo di una crisi di nervi”. Concepisco, nel lontano 2009, un altro romanzo, ora in fase di conclusione e raffino ulteriormente lo stile. Concretizzo l’idea stilistica: “come se si leggesse un film”. Sensazioni, profumi, musica, parole, gesti tutto diventa palpabile.Oggi riprendo a leggere i siti degli editori per capire a chi inviare il dattiloscritto quando sarà concluso e cosa scopro? L’ennesimo pacco sorpresa per minare la mia fragile psicologia. Alcune case editrici vogliono non solo la sinossi (che io ODIO scrivere perché le mie trame sono sempre a incastro e sistematicamente esco pazza per riassumerle) ma anche la lettera di ACCOMPAGNAMENTO. In pratica “mi devo vendere” o per meglio dire “devo vendere il mio romanzo all’editore, presentarlo come un prodotto appetibile che può far fare soldi”. Premettendo che io sono sempre stata negata come venditrice (quando avevo una rivista con altri amici il settore vendite non era quello in cui eccellevo u_ù) mi è esplosa una crisi di panico. E mo che ce scrivo? Se fosse il romanzo di un altro saprei benissimo cosa dire, non mi sono laureata in lettere quasi con il massimo dei voti (109) per sport, ma quando si tratta di me mi sento spocchiosa e ridicola ad intavolare la mia auto promozione. Ma tanto non ho scelta. Quindi, quando sarà il momento, farò un bel respiro profondo e cercherò di concentrare in una sola pagina (almeno la capacità di sintesi non mi manca!) i pro della mia storia. Ce la farò finalmente ad essere pubblicata? In un modo o nell’altro sì (ma non con un EAP).Foto di JamelahLicenza Creative Commonshttp://www.flickr.com/photos/jamelah/
Mi prendo un periodo di riflessione, chiedo in giro, m’informo se magari ho partorito un’emerita “puttanata” indegna di essere pubblicata. No, mi rassicurano, ma sai è ambientato in America e chi esordisce deve scrivere di roba che conosce. È giusto, infatti non mi ero adeguatamente informata sull’ambientazione, sono andata a casaccio, ho impiegato due anni e mezzo a scrivere solo per pettinare le bambole. Ma tant’è. Terminato di pensare a che pesci prendere concepisco una nuova storia. La volete italiana? È italiana. Storia di famiglia, un dramma articolato, una partita a scacchi. Ricomincio il solito tram tram con il sacro fuoco della convinzione. Stavolta non me lo possono bocciare e no, cavolo. Ovviamente è andata nello stesso identico modo. Perfetto, inizio a pensare di avere l’attitudine a partorire mostri con il valore di una cippa lippa. Che fare? Getto la spugna? Non sia mai, anche se “tenacia” non mi sta più bene come appellativo, è più adatta la definizione “donna sull’orlo di una crisi di nervi”. Concepisco, nel lontano 2009, un altro romanzo, ora in fase di conclusione e raffino ulteriormente lo stile. Concretizzo l’idea stilistica: “come se si leggesse un film”. Sensazioni, profumi, musica, parole, gesti tutto diventa palpabile.Oggi riprendo a leggere i siti degli editori per capire a chi inviare il dattiloscritto quando sarà concluso e cosa scopro? L’ennesimo pacco sorpresa per minare la mia fragile psicologia. Alcune case editrici vogliono non solo la sinossi (che io ODIO scrivere perché le mie trame sono sempre a incastro e sistematicamente esco pazza per riassumerle) ma anche la lettera di ACCOMPAGNAMENTO. In pratica “mi devo vendere” o per meglio dire “devo vendere il mio romanzo all’editore, presentarlo come un prodotto appetibile che può far fare soldi”. Premettendo che io sono sempre stata negata come venditrice (quando avevo una rivista con altri amici il settore vendite non era quello in cui eccellevo u_ù) mi è esplosa una crisi di panico. E mo che ce scrivo? Se fosse il romanzo di un altro saprei benissimo cosa dire, non mi sono laureata in lettere quasi con il massimo dei voti (109) per sport, ma quando si tratta di me mi sento spocchiosa e ridicola ad intavolare la mia auto promozione. Ma tanto non ho scelta. Quindi, quando sarà il momento, farò un bel respiro profondo e cercherò di concentrare in una sola pagina (almeno la capacità di sintesi non mi manca!) i pro della mia storia. Ce la farò finalmente ad essere pubblicata? In un modo o nell’altro sì (ma non con un EAP).Foto di JamelahLicenza Creative Commonshttp://www.flickr.com/photos/jamelah/
Possono interessarti anche questi articoli :
-
15 libri che mi hanno cambiato la vita ne abbiamo!?
Accade, non spessissimo ma nemmeno troppo di rado, che un uomo mi influenzi.Questa volta l'onore è toccato a Jean Jacques, il quale ha scritto un ispiratorissim... Leggere il seguito
Il 24 aprile 2015 da Patalice
DIARIO PERSONALE, PER LEI, TALENTI -
Odori, profumi, percezioni, aromi e feromoni agguerriti.
Dovrebbe essere Primavera conclamata anche oggi, venerdì 17 Aprile 2015. Dovrebbe manifestarsi in tutto il suo splendore questa stagione “di mezzo” fatta di... Leggere il seguito
Il 17 aprile 2015 da Gattolona1964
DIARIO PERSONALE, PER LEI, RACCONTI, TALENTI -
Cyberwar – Information warfare
John Arquilla e David Ronfeldt Communications without intelligence is noise; intelligence without communications is irrelevant. Gen. Alfred M. Leggere il seguito
Il 13 aprile 2015 da Bloody Ivy
DIARIO PERSONALE, TALENTI -
“Una partita a scacchi” Thomas Stearns Eliot
“Cos’è quel rumore?” Il vento sotto la porta. “E ora cos’è quel rumore? Che sta facendo il vento?” Niente ancora niente. E non sai “Niente? Non vedi niente?... Leggere il seguito
Il 16 marzo 2015 da Lielarousse
CULTURA, TALENTI -
Jorge Luis Borges – “"Poesia dei doni" da L'altro, lo stesso
Ringraziare voglio il divino labirinto delle cause e degli effetti per la diversità delle creature che compongono questo universo singolare, per l’amore, che... Leggere il seguito
Il 14 marzo 2015 da Silvy56
DIARIO PERSONALE, TALENTI -
AlterArte - Chess
Chess - End YuòrrolE niente, mica m'entrava in testa la corretta posizione iniziale degli scacchi.Solo il fatto che la scacchiera debba avere la casella bianca... Leggere il seguito
Il 18 febbraio 2015 da Hombre
SOCIETÀ, TALENTI