Le grotte di Santarcangelo: il fascino di una città sotterranea

Creato il 21 novembre 2012 da Auroradomeniconi

E’ dallo scorso maggio che non faccio altro che decantare le bellezze nascoste di Santarcangelo di Romagna con tutti quelli che conosco. Precisamente da quando il Blog Tour Rimini Tipica mi ha fatto scoprire una Santarcangelo a me completamente sconosciuta. Ed è più o meno dallo scorso maggio che mi riprometto di dedicare un po’ di spazio a questa cittadina che dista solo una decina di chilometri da Rimini e ancor meno dalla mia Savignano sul Rubicone (qui ritratta sotto il nevone del febbraio 2012).

Perché nonostante ci sia una certa rivalità tra i due paesi – rivalità sentita prevalentemente dai savignanesi, che spesso ricordano il detto “Santarcanzli fat in là, che Savgnën l’è una zità” (Santarcangelo fatti in là, che Savignano è una città) – considero del tutto sbagliato fossilizzarsi in un campanilismo atavico che vuole contrapporre le due cittadine a tutti i costi. Tanto più che le meraviglie di Santarcangelo meritano assolutamente di essere conosciute, viste almeno una volta e apprezzate da chiunque si trovi a passare in Romagna. Fanno bene, quindi, gli amici degli Alberghi Tipici Riminesi a includere Santarcangelo tra le escursioni nell’entroterra riminese che propongono ai turisti durante il loro soggiorno estivo a Rimini!

Ciò che mi ha colpito più di tutto e mi ha lasciato letteralmente estasiata sono state le grotte sotterranee, uno dei monumenti più accattivanti di Santarcangelo. Avendo rimandato di mese in mese la stesura del post che avevo intenzione di scrivere qualche tempo fa, ho presto dimenticato anche molte delle informazioni che volevo condividere con voi… finché non è capitata un’occasione d’oro per visitare nuovamente le grotte e cercare di recuperare informazioni nuove di zecca   Sabato scorso, infatti, la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini  ha organizzato a Santarcangelo l’evento “Racconti di grotte e olio”, che prevedeva tra le altre attività anche una visita alle grotte. Non potevo lasciarmi sfuggire questa opportunità, così ho coinvolto nell’escursione anche mia mamma e mia cugina, che non avevano mai visto le grotte ma avevano ascoltato i miei appassionati racconti

Ad accompagnarci nella visita Massimo Berlini, della locale Pro Loco, che ci ha introdotto alle peculiarità della cittadina santarcangiolese con eleganza e spirito goliardico (tipicamente romagnolo ). Per farci capire subito cosa saremmo andati a vedere, Massimo ha paragonato il monte Giove a un panettone. La parte alta di Santarcangelo, infatti, sorge sul monte Giove, situato tra le valli del Marecchia, che scorre fino a Rimini, e quella del fiume Uso, che arriva a Bellaria. Se già il paese arroccato sul monte regala scenari suggestivi di suo, immaginate cosa si può provare sapendo che sotto quel monte c’è un altro paese, un’intera città sotterranea fatta di grotte situate su tre livelli diversi e collegate l’una con l’altra. Da non crederci… per questo le grotte sono assolutamente da vedere!

Photo Credit: Trippando

Qualche precisazione è subito d’obbligo, però. Anche se sono comunemente dette grotte tufacee di Santarcangelo, il termine grotte non sarebbe del tutto appropriato in quanto non sono state create da Madre natura, bensì scavate dall’uomo; è più corretto quindi chiamarle ipogèi. E pure l’aggettivo tufacee non è adatto, poiché queste cavità non sono fatte di tufo, ma di arena, cioè di sabbia (ve ne accorgerete dal semplice fatto che strisciando una mano sulle pareti la sabbia vi resterà attaccata alle dita); quindi andrebbero definite arenarie. All’ingresso si è accolti da una struttura ad archi: è una parte del chiostro ad arcate di quella che un tempo era la chiesa dedicata a San Francesco, sita in Piazza Ganganelli dove oggi sorgono le scuole comunali.

Dopodiché, muniti di pila ci si addentra in un dedalo di cunicoli fiancheggiati da nicchie che costituiscono la città sotterranea: sotto alla città di Santarcangelo ci sono infatti oltre 150 grotte, di cui solo alcune sono pubbliche mentre il resto sono di proprietà privata. Per la maggior parte sono state spesso utilizzate come cantine sotterranee in cui venivano depositate le botti del vino: la temperatura costante all’interno delle grotte, attorno ai 13-14°, ne faceva il luogo ideale dove conservare il vino tipico della zona, il Sangiovese (vi dice niente l’allocuzione “sangue di Giove”?).

Non si sa quasi nulla, invece, su come o quando le grotte siano state costruite, né tantomeno su quale potesse essere il motivo che spinse alla loro costruzione o quale fosse il loro utilizzo originario. Sono state fatte delle ipotesi, però, in particolare sulla funzione delle grotte più grandi, cosiddette monumentali. Quelle più intriganti sono state avanzate da due celebri personaggi: il Cavalier Luigi Renato Pedretti, storico santarcangiolese, ritenne che gli ipogèi potessero rappresentare l’ambiente per lo svolgimento di riti mitrali – di adorazione del dio Sole – praticati dai legionari romani prima della battaglia (in questi riti, un toro veniva offerto in sacrificio per onorare un terreno al dio Giove).

Photo Credit: Pietro Pastorelli

L’archeologo Amedeo Maiuri, invece, faceva risalire le grotte all’epoca bizantina, quando i monaci basiliani pregavano San Michele Arcangelo proprio in grotte molto simili a quelle del monte Giove. Se pensate che San Michele Arcangelo è il patrono protettore anche di altri piccoli paesi situati lungo la costa adriatica, dove sono state rivenute grotte simili, e che Santarcangelo di Romagna si trova su una (immaginaria) linea retta che collega Mont Saint Michel, in Francia, alle suddette città dell’Adriatico fino ad arrivare a Gerusalemme, questa ipotesi si arricchisce di misticismo e acquista fascino.

C’è poi un’altra “linea storica” che si intreccia con le vicende che hanno visto le grotte protagoniste: la linea gotica, che sul versante adriatico terminava proprio dalle parti di Rimini. Mentre i riminesi si rifugiavano a San Marino, sul finire della seconda guerra mondiale i santarcangiolesi si rintanavano all’interno del monte Giove. Qui scavarono brecce per collegare i diversi livelli delle grotte e vie di fuga per facilitare una rapida uscita in caso di necessità.

Insomma, che si facciano risalire all’epoca romana o bizantina, oppure che si pensi all’uso comune o difensivo che ne è stato fatto in epoca più recente, l’incanto delle grotte di Santarcangelo è innegabile. E non basta leggere queste poche righe per coglierne il fascino, è proprio necessario vederle in prima persona: se siete interessati, la Pro Loco di Santarcangelo organizza visite su prenotazione. Se poi capitate in Romagna nel periodo natalizio, potreste approfittarne per fare una sosta nel paese di San Michele Arcangelo: una sorpresa vi attende infatti all’interno delle grotte. Ma di questo non vi dico nulla, almeno per ora…


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