Il paragone con Redford non è affatto casuale: anche Clooney infatti è un convinto e fervente democratico, molto schierato e profondamente 'liberal', esattamente come il protagonista di Tutti gli uomini del Presidente. E questo film incarna pienamente lo spirito, l'amarezza e la disillusione di chi ancora crede nei valori della buona politica e di chi la rappresenta. Ma, come afferma lo stesso regista, sarebbe sbagliato considerare Le Idi di Marzo 'soltanto' un film politico. E' piuttosto una film sulla moralità dell'uomo, sull'ambizione, l'arrivismo e la spregiudicatezza che ognuno di noi arriva a tirare fuori per raggiungere determinati obiettivi. E più l'obiettivo si fa importante, più aumentano il cinismo e le pugnalate alle spalle, anche da chi (sembra) esserti vicino. Questo è il significato del titolo, bellissimo ed evocativo, che ricorda l'assassinio di Giulio Cesare, pugnalato alle spalle proprio dai suoi seguaci più stretti.
Le Idi di Marzo è infatti la storia di un giovane addetto stampa, onesto e idealista, 'vergine' di politica e reclutato dal Partito Democratico per aiutare il candidato alla presidenza a vincere le elezioni. Scoprirà a proprie spese che il mondo in cui si dibatte, e che aveva sempre immaginato come integro, alto e nobile, è in realtà una piscina infestata dagli squali, dove l'uno cerca di azzannare più forte l'altro pur di ottenere il suo scopo. A qualunque costo.
Il film ha uno sviluppo lineare, decisamente classico, molto somigliante ai film di denuncia stile anni '70 (proprio come Tutti gli uomini del Presidente). Clooney dirige con mano sicura e non invasiva, lasciando che lo spettatore si focalizzi sui personaggi e sulle loro inquietanti 'metamorfosi'. E bisogna dire che sia il protagonista Ryan Gosling, che i 'comprimari' Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei e la splendida e inquietante Evan Rachel Wood, gli danno una grossa mano.
Applausi a scena aperta per tutti.
VOTO: ****