Con il 17% il Lussemburgo è al primo posto per le tasse pagate dalle imprese sul gettito fiscale totale; sul secondo gradino del podio, l’Italia con il 16%, mentre al terzo posto con il 12,3% c’è l’Irlanda. Le imprese tedesche pagano l’11,6%, le inglesi l’11,2% e le francesi il 10,3%. La media europea dei 15 è dell’11,3%.
‘‘Alle nostre imprese – aggiunge Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - viene richiesto lo sforzo fiscale più pesante. Nonostante la giustizia sia poco efficiente, il credito sia concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione sia la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, la fedeltà fiscale delle nostre imprese è al top”.
E non è tutto. La pressione fiscale, aumentata di 12,6 punti percentuali rispetto agli anni 80, raggiungerà i livelli storici del 2012, ovvero il 44%. La rivalutazione delle rendite finanziarie, l’aumento dell’Iva che nel 2014 si distribuisce su tutto l’anno, la Tasi e, soprattutto, l’inasprimento delle tasse per le banche “compensano abbondantemente il taglio dell’Irap e gli 80 euro lasciati in busta paga ai lavoratori dipendenti con redditi medio bassi. Alla luce di tutto ciò, la pressione fiscale di quest’anno è destinata a salire di 0,2 punti percentuali rispetto al livello raggiunto l’anno scorso”, conclude la nota della Cgia.