Quella tenerezza eccessiva non le faceva piacere né la commuoveva. La sua inesplicabilità non faceva che confermare una volta di più che il trombettista aveva i suoi segreti, una vita tutta sua che teneva nascosta alla moglie e dove lei non era ammessa. Ma adesso questa constatazione, invece di farle male, la lasciò indifferente.Che cosa le aveva detto quell’uomo? Che partiva per sempre. Una lunga e sommessa nostalgia le strinse il cuore. Nostalgia non solo di quell’uomo, ma anche dell’occasione perduta. E non solo di quell’occasione in particolare, ma dell’occasione in quanto tale. Rimpiangeva tutte le occasioni che aveva perso, che aveva lasciato passare, alle quali si era sottratta, persino quelle che non aveva mai avuto.Quell’uomo le aveva detto di aver sempre vissuto come un cieco senza neanche sospettare l’esistenza della bellezza. Lo capiva. Per lei era stato lo stesso. Anche lei viveva nella cecità. Non vedeva che un unico essere illuminato dal violento riflettore della gelosia. E se quel riflettore si fosse spento all’improvviso? Nella luce diffusa del giorno sarebbero comparsi migliaia di altri esseri umani e l’uomo che fino a quel momento lei aveva creduto l’unico uomo al mondo sarebbe diventato uno dei tanti.
(Milan Kundera, “Il valzer degli addii”)