le isole Tonga non c'entrano niente
Creato il 19 marzo 2015 da Sara
Solo isole Tonga, Galapagos o deserto del Gobi? Il viaggio degno di questo nome è solo quello esotico e lontano, il sogno di mete quasi irraggiungibili? E Abbiategrasso e Vigevano dove li mettiamo? Li buttiamo via? Non contano nulla? Vogliamo parlarne? Alla faccia degli itinerari "mega", è ora di spezzare una lancia per quelli "mini", sufficienti le poche ore di un pomeriggio domenicale, qualche chilometro in treno, macchina o bicicletta a rischio-costo-fatica zero, nessuna vaccinazione richiesta e se il passaporto è scaduto va bene lo stesso; una volta si chiamavano "gite fuori porta", ma non so, forse la formula è divenuta obsoleta.
La curiosità non basta, ci vuole sempre un pretesto per superare la pigrizia iniziale e questa volta l'occasione ci è stata fornita dalla Fiera artigianale al Castello Visconteo di Abbiategrasso e poi era l'8 marzo, il "giorno della donna" e c'era il sole, impensabile restarsene da soli a casa ad immalinconirsi. Alla manifestazione sotto le storiche volte delle sale viscontee e fuori in giardino di tutto di più: fiori, bigiotteria, le più fantasiose lavorazioni di ferro, pelle, stoffa, ceramica, ghiottonerie in barattolo, ma era l'una quando siamo arrivate e col pranzo non si scherza, per le strade non un'anima viva e le trattorie gremite. Atmosfera tranquilla da paese antico, i cortili silenziosi con i panni stesi, i vecchi pensionati che vedremo più tardi giocare all'aperto a scopa, in piazza una fila di nani e pinguini, invenzioni della modernità, che attendono fiduciosi di far divertire i bambini sul ghiaccio della patinoire installata davanti al castello, con loro come sostegno niente più cadute rovinose.Non solo il Castello di matrice duecentesca con tanto di fossato fatto erigere da Gian Galeazzo Visconti in posizione strategica, in asse col Naviglio Grande e con la strada di collegamento Milano-Vigevano, per strade e vicoli di Abbiategrasso anche una lunga serie di palazzi ( Annoni, Arconati, Castoldi, Conti, Corio, Cittadini Stampa etc...) che mostrano solo le facciate esterne tenendo purtroppo nascoste le loro bellezze nelle corti interne e gli androni chiusi risultano come sipari impenetrabili. In pieno centro cittadino si fanno notare la trecentesca Basilica di S. Maria Nuova e il parco pubblico, la Fossa Viscontea, che mostra chiaramente il tracciato delle mura e del fossato che proteggevano il borgo; sui prati stupende distese di spontanee violette. Se fossi un medico prescriverei di andare a Vigevano regolarmente almeno una volta all'anno, così, come terapia ricostituente perché, bella com'è, fa bene alla salute e non solo per la sua piazza, tra le più spettacolari d'Italia. Da mandar giù come una benefica pozione senza controindicazioni tutto il centro storico con la sua struttura armoniosamente rinascimentale grazie allo zampino del genio architettonico del Bramante. Sorta sulla sommità dominante la valle del Ticino, il suo sviluppo inizia a partire dal XIV° secolo con i Visconti e soprattutto con gli Sforza la cittadina raggiungerà il massimo della sua espansione economica ed artistica. Mentre i bambini se la godono sui cavalli della giostra dal sapore rétro, con le amiche ci godiamo la favolosa Piazza Ducale voluta nel 1492 da Ludovico il Moro, duca di Milano, per stupire gli ospiti della corte ducale ed esaltare ricchezza e magnificenza della famiglia Sforza, la visita del Duomo che fa da favoloso sfondo al quarto lato della piazza e un giro di tutta l'area del castello.Regione di confine tra Piemonte e Lombardia, la Lomellina dove si trova Vigevano, è terra che racconta storie fatte di fatica e di lavoro secolari. Canali e rogge che come vene e arterie attraversano il territorio rendendolo fertile, cascine e mulini, campi di grano, orzo e mais e i grandi specchi delle risaie che scorrono ai lati delle grandi strade ricordano che da impraticabile palude la fatica dell'uomo e le grandi riforme agronomiche introdotte dagli Sforza avevano trasformato questa terra nel granaio del Ducato di Milano. Una bellissima mostra fotografica nel Castello rievoca questo passato, la fatica delle mondine, le difficili condizioni di lavoro, adesso diserbanti, fertilizzanti e mezzi meccanici hanno semplificato il metodo di coltivazione e aumentato la produzione. E poi ho scoperto che la grande Eleonora Duse era nata a Vigevano. Io non lo sapevo, ma D'annunzio certamente si. "Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato" pare abbia detto la divina riferendosi ai suoi tormentati amori con il poeta, notorio assatanato strappacuori.Certo non tutto quello che brilla è oro e la bellezza non basta per dar da mangiare alla famiglia tre volte al giorno. Di quel primato di "Capitale della Calzatura nel Mondo" a Vigevano è rimasto ben poco, ovvero la nomea, il Museo della Calzatura al Castello Sforzesco e una quindicina di industrie del settore che erano 150 nel 1992 e addirittura 970 nel 1962: ( http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-08-21/scarpe-vigevano-corrono-lusso-082331.shtml?uuid=AbeqpRRG.) In compenso, ma non credo proprio sia sufficiente, sulle bancarelle del mercato gastronomico locale ho visto magnifiche provole che sembravano uova pasquali e lumache a volontà, ancora vive o al naturale in scatola, pulite e precotte. Che gli estimatori si facciano avanti!
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