Sembra di osservare una vecchia foto degli anni ’50, malgrado fossimo quasi nel 2011.
Per quelli che sono convinti che la società sia cambiata e la fatidica parità di genere sia stata finalmente raggiunta dovrebbero ricredersi perchè da una ricerca svolta lo scorso novembre dall’istat per la Conferenza nazionale sulla famiglia si stima che il ruolo delle donne è ancora confinato tra le mura domestiche.
Che le donne italiane siano le meno emancipate del mondo occidentale è risaputo. Lo vediamo ogni giorno dalle immagini che ogni giorno i nostri mezzi di comunicazione utilizzano per rappresentare il femminile. E’ senza dubbio una questione di cultura e di costumi italiani ancora ahinoi ancora sessisti.
Questa percezione distorta è effetto di una società ancora arretrata. Una società che relega le donne tra le mura domestiche sia quando sono casalinghe che quando lavorano. Una società che non lascia nemmeno spazio alla carriera femminile.
Ecco l’articolo:
La terza e ultima giornata della Conferenza nazionale sulla famiglia, a Milano, si apre nel segno della disuguaglianza di genere. L’Istat, infatti, pubblica una serie di dati secondo cui nel 2008-2009 il 76,2% del lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne, valore di poco più basso di quello registrato nel 2002-2003 (77,6%). Persiste dunque una forte discrepanza nella divisione del carico di lavoro familiare tra i partner. L’asimmetria nella divisione del lavoro familiare è trasversale a tutto il Paese, anche se nel Nord raggiunge sempre livelli più bassi. Le differenze territoriali sono più marcate nelle coppie in cui lei non lavora. L’indice assume valori inferiori al 70% solo nelle coppie settentrionali in cui lei lavora e non ci sono figli, e nelle coppie in cui la donna è una lavoratrice laureata (67,6%). Rispetto a sei anni prima, l’asimmetria rimane stabile nelle coppie in cui la donna non lavora (83,2%). Cala, invece, di due punti percentuali nelle coppie con donna occupata, passando dal 73,4% del 2002-2003 al 71,4% del 2008-2009. Una diminuzione, questa, che riguarda sostanzialmente le coppie con figli: in presenza di due o più figli l’indice passa, infatti, dal 75% al 72,2%.Meno tempo libero. Uomini e donne in coppia, con figli o senza, hanno rinunciato negli ultimi anni a molto tempo libero. Secondo l’Istat il tempo dedicato al lavoro retribuito cresce tra le madri occupate di 17′, esattamente quanto cala il lavoro domestico. La riduzione del tempo di lavoro familiare non si traduce, dunque, in un incremento del tempo libero, ne’ di quello fisiologico, che restano sugli stessi livelli del 2002-2003. Anche tra le donne occupate senza figli emerge qualche cambiamento, per lo piu’ di segno negativo, il tempo libero diminuisce di 19′ a fronte di una forte crescita del tempo per gli spostamenti, mentre per le donne non occupate non si registrano variazioni di rilievo. Per quanto riguarda gli uomini, tra quanti vivono in coppia senza figli si registra un aumento di 35′ del tempo per il lavoro retribuito (da 5ore e 44′ del 2002-2003 a 6 ore e 19′ del 2008-2009). Per gli uomini in coppia con figli non ci sono differenze significative nel tempo dedicato al lavoro. E’ generalizzata, invece, la tendenza ad una ulteriore diminuzione del tempo libero rispetto a quella gia’ rilevata tra il 1988-1989 e il 2002-2003. Questo calo riguarda tutti gli uomini in coppia (-10′), ma e’ piu’ marcato (-21′) tra i partner in coppia senza figli, a causa del maggiore investimento nel lavoro retribuito appena descritto.
Donne in cucina. Oltre 9 donne su 10 sono ancora ‘relegate’ in cucina. Scendendo nel dettaglio delle attività che compongono il lavoro domestico, si nota che l’impegno di tutte le tipologie di donne analizzate spazia indifferentemente tra tutti i tipi di attività: dalla preparazione dei pasti, alla pulizia della casa e della biancheria, sebbene, come già visto per il lavoro domestico nel complesso, le occupate in un giorno medio dedichino meno tempo e siano meno impegnate delle non occupate in tutte queste attività. Le donne, infatti, non possono esimersi dal cucinare: in un giorno medio tali attività sono svolte dal 90,5% delle occupate e dal 97,8% delle non occupate. Anche le attività di pulizia della casa impegnano l’82,7% delle occupate, per arrivare a quote del 94,8% tra le non occupate. Le attività di apparecchiare/sparecchiare e lavare i piatti sono svolte dal 66,3% delle occupate e dal 76,5% delle non occupate. Il 35,7% delle occupate in un giorno medio lava o stira, quota che sale al 49,2% per le non occupate. Infine, rispettivamente il 44,4% delle occupate e il 66,2% delle non occupate acquista beni e servizi. Gli uomini sono più selettivi nel tipo di contributo che forniscono: in un giorno medio della settimana tra i partner di donne occupate il 41,7% cucina , il 31,4% partecipa alle pulizie della casa, il 29,9% fa la spesa, il 26,6% apparecchia e riordina la cucina, mentre quasi nessuno lava e stira i panni. Tra gli uomini che hanno una partner che non lavora, tutte le frequenze di partecipazione si dimezzano, ad eccezione degli acquisti (27,2%).
LA REPUBBLICA (10 novembre 2010)
…insomma, c’è ancora molto da fare. Immaginatevi lo stress che le donne sposate o che convivono accumulano durante la giornata, sopratutto se si vive in un Paese dove quando ti lamenti sei considerata una grande rompicoglioni. Non vorrei mai fare famiglia con un uomo maschilista e troglodita che fa fare quasi tutti i lavori da casa a me e che poi si lamenta se non dedico abbastanza tempo a lui.
Ci sono mariti che si lamentano quando la moglie sta troppo tempo dietro i bambini e la casa e non ha abbastanza tempo a dedicare a lui, magari lo stesso che poi non ha mai cambiato un pannolino o comunque non ha mai provato ad aiutarla in casa.
Pensano che le donne siano instancabili macchine, cameriere e disponibili pure a letto (oviamente incuranti se la moglie abbia voglia o no). Si lamentano quando poi la moglie è talmente stanca che avverte un gran mal di testa. E vista la situazione lamentare un mal di testa dovrebbe essere lecitissimo! Beh, questi uomini sono da evitare, non sposateli mai se non vi accertate prima se sono palle al piede o no. Ma come fare se la maggior parte degli italiani sono così?
Non datemi della femminista incazzata, io scrivo solo quando ci sono i dati e le fonti e mi sembrano tutt’altro che rassicuranti.