Magazine Cinema

Le lacrime amare di Petra Von Kant – Rainer Werner Fassbinder

Creato il 11 febbraio 2013 da Maxscorda @MaxScorda

11 febbraio 2013 Lascia un commento

Le lacrime amare di Petra Von Kant
Ad occhio il tempo che mi separa dall’ultimo film visto di Fassbinder si misura in decenni ma del suo cinema ormai si parla talmente poco che evidentemente sono molti coloro che hanno preferito dimenticarsene.
D’altro canto lo spingermi dentro il teatro e ai suoi testi, m’induce ad un avvicinamento al regista scomparso, innegabilmente un trait d’union tra i media e non caso inizio con un suo celebre testo teatrale dal buon successo cinematografico che contribui’ a far conoscere Fassbinder ad una cerchia sempre piu’ ampia di persone.
E’ il racconto di Petra, celebre stilista che dopo il divorzio vive sola se si esclude Marlene, collaboratrice, cameriera, serva nel trattarla con disprezzo e indifferenza.
L’incontro con Karin cambiera’ molte cose nella vita di tutti i personaggi.
Interamente girato in una stanza, i dialoghi, l’uso minimo della camera il piu’ del tempo fissa sui pochi personaggi che ruotano attorno alla vicenda, fa del film una palese trasposizione cinematografica dell’omonima opera teatrale.
Apprezzabile l’attento studio delle ottiche e buona la regia, inaspettatamente buona, mai doma nell’inseguire riflessi e angoli, prospettive ardite che ben presto divengono le vere protagoniste laddove il testo latita, proprio quel testo che mi ha lasciato indifferente. Forse nei primi anni del ’70 poteva anche apparire una specie di proclama femminista in salsa beckettiana, un poco depotenziato dal tempo trascorso e dalle occasioni ripetute ma in realta’ gia’ da prima, Ibsen e Beckett appunto, hanno saputo andare oltre con parecchi decenni di anticipo.
Non lo definirei un testo prettamente accademico, forse eccessivamente vacuo nella ricerca piu’ dell’aforisma che del significato perche’ non si riesce a trovare una sola sillaba originale, nulla su cui riflettere, annoiati da un incedere pachidermico e orribilmente statico, laddove anche l’ultimo dei filmetti adolescenziali statunitensi ha saputo proporre un triangolo sbilenco in ogni possibile declinazione e ogni volta migliore di quanto ha scritto Fassbinder che non contento, porta in scena, e’ il caso di dirlo, abusatissimi manichini che almeno hanno una loro estetica funzionale all’immagine.
Che altro dire, Bergman mi e’ mancato tantissimo…

Scheda IMDB


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog