"Chiedi chi erano i Beatles" cantavano gli Stadio nel 1984: oggi e sempre, a tutte le nuove generazioni bisogna invece chiedere cosa sanno della morte, da parte delle Brigate Rosse, di Aldo Moro. La ragione di questa necessaria domanda, storica e nel contempo morale, è nel fatto che l'assassinio dello statista rappresenta un dramma umano e politico della Storia della nosta Repubblica.
L'occasione per ritornare a parlare del "caso" Moro, l'offre il recente restauro delle lettere autografe di Moro da parte dell'Istituto cenrale italiano che cura anche la conservazione del patrimonio archivistico e librario.
Il restauro delle Lettere, come rivela l'ultimo numero del supplemente settimanale del quotidiano La Repubblica, Il Venerdì, documenta una ipotesi che ha invece tutto il valore di una verità: in alcune lettere si colgono parole "macchaite" di lacrime. E queste lacrime si possono leggere anche come una metafora poetica, senza nulla togliere al profondisssimo intimo dolore personale, e senza nulla togliere al valore anche politico di questo dolore. Lacrime di Moro dunque che appartengono e riguardano anche tutti noi.
Non a caso "metafora poetico-letteraria" perchè già nello stesso anno dell'uccisione di Aldo Moro per opera delle Brigate Rosse, nel maggio 1978, un lucido e profetico libro intitolato "L'Affaire Moro" (uscito prima in Francia e poi in Italia) fu scritto dal grande scrittore Leonardo Sciascia. In quel libro Sciascia aveva già visto tutto, anticipato tutto, e attraverso il filtro non dello storico, non del politico tot court. Un'analisi della lettere che fu giudicata invece dalla politica di operare nel campo minato della metafisica e del romanzo. Il libro dello scrittore siciliano invece si serviva della maschera letteraria e metafisica per tracciare uno quadro spietato ed esatto di storia politica. E questo è stato recentemente confermato dallo storico Miguel Gotor, che in un più recente libro "Aldo Moro. Lettere dalla prigione", analizzando tutte le lettere scoperte e venute poi fuori, anche se non manoscritte ma fotocopiate, arriva alla medesima convinzione, anche se con altri punti di vista e aun'altra ottica. Moro era lucido seppure sotto oppresssione morale. La Ragion di Stato non si è affatto mossa con ragione e senso vero dello Stato. La morte dell'uomo politico è luogo di intrighi, veleni, censure, coperture, da partre innanzitutto delle stesse Brigate Rosse e poi di ampi apparati dello Stato, in maniera consapevole e in maniera inconsapevole. E soprattutto un'altra certezza, la più inquietante. Moro è morto perche "doveva" morire. (Antonio Miredi)
VOLTO PER VOLTO, OCCHI PER OCCHI, SECI FOSSE LUCE
“Questo è tutto per il passato. Per il futuro c'è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi...Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo….”
Da l’ultima lettera alla moglie di Aldo Moro