Cercas, che nel 2001 ottenne la fama internazionale con Soldati di Salamina, libro ambientato alla fine della guerra civile spagnola e che ha venduto oltre un milione di copie, ci narra ancora una volta una storia della sua terra, ma più vicina negli anni. E lo fa con un escamotage letterario non abituale: l’intervista. L’incipit mette subito in chiaro che non si tratta di una narrazione tradizionale:
-Cominciamo?
-Cominciamo. Però prima mi permetta di farle un’altra domanda. L’ultima.
-Prego.
-Perché ha accettato di scrivere questo libro?
-Non gliel’ho ancora detto? Per denaro. Mi guadagno da vivere scrivendo.
-Sì, lo so, ma davvero ha accettato solo per questo?
-Be’, è anche vero che non tutti i giorni capita l’opportunità di scrivere su un personaggio come lo Zarco, se è a questo che pensava.
-Intende dire che Zarco le interessava prima che le chiedessero di scrivere di lui?
-Certo, come a tutti del resto.
Chi è questo Zarco la cui storia suscita tanto interesse? Niente di meno che un giovane delinquente che i media hanno contribuito a trasformare in leggenda tramandando nel tempo il suo mito, spesso caricato di falsità. Siamo alla fine degli anni ’70 a Girona, città catalana a un centinaio di chilometri da Barcellona, oggi apprezzata meta turistica che a quel tempo, come molte altre località della Spagna appena approdata alla democrazia post-franchista, vede nascere interi sobborghi abitati da immigranti, provenienti dalle zone più povere del Paese. Famiglie intere che vivono in baracche spoglie e maleodoranti, spesso a poche centinaia di metri dai quartieri residenziali. È in questo contesto degradato che si muovono i quinquis, bande di giovanissimi balordi dediti alle rapine, alla violenza e alla droga. Zarco è il loro capo indiscusso, il più coraggioso, il più spietato. Ignacio Cañas, detto Gafitas (letteralmente occhialini), sedicenne figlio di una famiglia della classe media, incrocerà la sua strada nell’estate del 1978. Un incontro che gli cambierà la vita e che lui stesso racconterà molti anni più tardi nel corso della lunga intervista che costituisce il corpo centrale del romanzo.
Attraverso le ricostruzioni di Cañas, le interviste a un poliziotto e all’allora direttore del carcere di Girona, Le leggi della frontiera fotografa con schiettezza il fenomeno delle bande giovanili che nei primi anni ottanta riempì i cimiteri spagnoli di giovani vite, stroncate dall’eroina o morte in scontri a fuoco con la polizia.
Il romanzo di Cercas è potente nell’accuratezza delle ricostruzioni, capaci di far sorseggiare al lettore una Coca cola con i protagonisti del libro in bar scalcinati con i flipper e la musica di Cocciante e di Tozzi di moda a quel tempo, ma lo è ancora di più nello sviscerare in modo esemplare i turbamenti dell’animo adolescente messo di fronte al complicato obiettivo di crescere.
Le leggi della frontiera pur essendo da molti indicato come un thriller, ha tutte le caratteristiche del romanzo di formazione perché il vero protagonista, al di là delle scorribande criminali di Zarco e dei suoi accoliti, è il processo di maturazione di Gafitas, un adolescente che diventerà uomo dopo aver sperimentato gli abissi della solitudine e della paura, la delusione del tradimento, ma anche la bellezza dell’amicizia e l’incanto dell’innamoramento.
Un libro in cui la trama, che fluisce senza intoppi e lascia volontariamente al lettore quesiti irrisolti, gioca un ruolo secondario rispetto alla profondità con cui l’autore presenta i suoi personaggi, ragazzi con un destino diverso solo per il fatto di vivere su una sponda o sull’altra di un fiume (il Ter). Un corso d’acqua che ben simboleggia la frontiera tra il bene e il male, una frontiera con leggi spietate che una volta oltrepassata permette solo a pochissimi di tornare indietro. Una storia da non perdere.
- Titolo: Le leggi della frontiera
- Titolo originale: Las leyes de la frontera
- Autore: Javier Cercas
- Editore: Guanda
- Prezzo: 18€
- Voto: 8 1/2
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