Prova ne sono le lettere del 1932, quella del 1937 e la letterina dell’Orso Polare Karhu, fido aiutante di Babbo Natale. Nella lettera del 1932 Babbo Natale racconta ai piccoli Tolkien di come, per ritrovare Orso Polare che si era smarrito, fosse venuto a conoscenza dell’esistenza di alcune bellissime grotte abitate dai folletti, sulle cui pareti spiccavano disegni di animali straordinari, alcuni ormai estinti, draghi, mammuth, e delle strane figure nere, quasi scarabocchi alla maniera folletta. Scarabocchi che si rivelano, invece, un vero e proprio alfabeto così come organizzati da Orso Polare: un alfabeto Goblin. Karhu spiega inoltre ai bambini come al Polo Nord si parli l’artico e per dar loro un’idea di questa lingua scrive una frase con relativa traduzione: Mára mesta an ni véla tye ento, ya rato nea, che in italiano diviene: Saluti fino al prossimo incontro, che spero sia presto. Così come nella letterina del 1937 c’è anche una misteriosa frase in elfico.
Tolkien ritrae con sorprendenti disegni, ricchissimi di dettagli, vere e proprie esplosioni di colori che mostrano un talento naturale per l’ideazione fantasiosa e la scelta e la varietà delle tinte sebbene d’altra parte le forme umane e animali risultino un po’ piatte, prive di profondità e proporzione: spigolose se confrontate con i paesaggi e con i fuochi d’artificio dell’aurora boreale.
Un libro illustrato classico in molto più di un senso che racchiude in sé l’essenza del Natale, anche di quello laico, se davvero ne esiste uno. Non dovrebbe mancare nella biblioteca dei vostri bambini.
Titolo: Le lettere di Babbo Natale
Autore: John R. R. Tolkien.
Editore: Bompiani
Dati: 2000, 56 pp., 14,00 €