Le lettere e i Giorni - Gatti

Creato il 20 giugno 2013 da Sandalialsole
G come Giovedì. Giovedì Gatti (non c'è trippa per)
Le ultime parole famose. Io amo i cani. Io voglio un cane. Io vorrei un cane. Io avrei voluto un cane. Ma siamo troppo fuori casa per non farlo soffrire di solitudine. E se quando siamo via, le figlie trovano rifugio a casa dei nonni, non avrei in alcun modo cuore di collocare da loro anche un quadrupede. Per cui niente cane. Anche perché a me piacciono grossi, i cani. Mica quelle taglie striminzite che Paris Hilton porta in borsetta. Un cane cane. Un cane canoso, tipo Nostromo di Ciorven in Vacanze all'Isola dei Gabbiani (e se non velo ricordate andate in castigo dietro la lavagna).
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Dicevo, mi piacciono i cani. Ecco. Allora qualcuno mi può spiegare perché sono stata adottata non da uno ma da due gatti? Se vogliamo essere precisi, in tutto sono quattro negli ultimi venti anni. Ma due alla volta.

Loro sono le bestie in foto. Gatti rossi, di strada, finti randagi che han deciso che in casa si sta più comodi. La manovra di accerchiamento è stata da manuale. Qualche girettino serale, lo strusciamento contro le gambe, la fame da lupi, le fusa, lo sguardo pietoso da orfani. Dai, se avete gatti lo sapete benissimo a cosa mi riferisco. C'è voluto poco, soprattutto con le figlie. Il granitico marito, quello che tuonava che lui i gatti mai, passa le sere con il più orfano dei due appollaiato sulle sue gambe come Simba sulla Rupe dei Re (mica devo spiegare anche questa vero?).
L'altro, quello più vecchio, ha conquistato uno spazio sul divano e soprattutto il suo posto sui miei piedi nel letto. Del resto ha un ruolo sociale indispensabile: viene a strusciarsi addosso esattamente cinque minuti prima che suoni la sveglia al mattino. Tranne il sabato e la domenica. Perché lui SA che non si deve disturbare in quei giorni.

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