Invisibile
di
Giuliana
Facchini
pag.154
Edizioni San Paolo
prezzo: 15,00€
Marzo 2012
Un gruppo di amici
si ritrova, come ogni estate, in montagna. Il gruppo è molto eterogeneo: c'è il
bullo, il secchione, lo sportivo e la carina. In vacanza si va a zonzo per il
paese, si gioca a carte al bar, si ascoltano antiche storie e si fanno
passeggiate per il bosco. Ed è proprio il bosco che li mette di fronte a una
difficile situazione: c'è una bambina che pare abbandonata, sembra che viva in
una grotta; può sopravvivere da sola?
E dove sono i suoi
genitori? Non si può agire d'istinto quando c'è in gioco la vita di una
bambina. Gli indizi attorno a lei raccontano qualcosa di più e gli amici
faranno di tutto per strapparla dalle mani degli uomini che la stanno cercando.
Piuttosto che concentrarmi su quello che è il livello più
visibile ed immediato della trama, vorrei analizzarla da un punto di vista più
profondo, forse, sicuramente più vicino al mio modo di sentire il libro della
Facchini.
Ho immaginato la società descritta dalla Facchini, come un
micro cosmo estremamente eterogeneo ma fondamentalmente unito nel nome della
solidarietà. Una solidarietà, però, latente e nascosta dietro ad una maschera
di odio ed intolleranza, di violenza e di arroganza. Una maschera che spinge
questa piccola società alla frammentazione: ecco che i ragazzini “borderline”
si allontanano dal gruppo in quanto “diversi” e non compresi, ecco che quelli
più “cool” si divertono a rendere la loro vita un inferno. I grandi, in questo
“modello” non sono certamente da meno: animati dal rancore e dal dolore, resi
grigi da un passato che non vogliono ricordare o resi sordi dalla loro
incapacità di mettersi nei panni altrui.
Ad ogni modo, il cammino di questi uomini pare procedere
nella stessa, sicura direzione, fino al momento in cui un fatto eccezionale
rompe la routine: c'è una bambina sola nel bosco. Una bambina che pare essere
senza famiglia, seguita da persone malvagie e terribili, aiutata da quei
ragazzini incompresi che tanto avevano fatto parlare le persone “per bene”.
Così la città si muove: la paura di pochi diventa paura
collettiva – perché sulla montagna c'è qualcuno che appartiene alla “loro
gente”, perché sulla montagna c'è una piccola bambina che merita molto di più
dalla vita che vivere come una bestia. Ed allora tutti si mobilitano: quella
società che inizialmente appare così eterogenea e distante si unisce per
raggiungere un obiettivo, salvare quei poveri ragazzi.
Ed ecco che, ad un passo dalla salvezza, l'invisibile
diventa visibile sotto gli occhi di tutti: appaiono tre vite violentate dalla
guerra, dalla morte, dalla fame in un paese lontano. Appare il loro estremo
bisogno di riacquistare la dignità perduta, di diventare persone, finalmente
visibili, finalmente considerate. Ed appare la bontà di chi decide di aiutarli.
Una società ideale, ecco cosa rappresenta per la
sottoscritta la storia della Facchini: una favola, più che altro, capace di
farci emozionare, riflettere e sperare nell'esistenza vera e propria di uno dei
sentimenti più alti che l'uomo possa mai provare in tutta la sua breve vita. La
solidarietà, la voglia di esserci per gli altri, di aiutare nel bisogno: la
consapevolezza di appartenere a qualcosa di più grande.
Splendido!
Voto: 4 mele e mezzo