Quest'oggi, dopo qualche tempo, torniamo a parlare de “La mela avvelenata Bookpress” che, con i suoi ebook free – scaricabili dal sito www.lamelavvelenata.it – mi sta a dir poco viziando (crisi di dipendenza da racconti? Molto, ma molto probabile..). Ecco quindi la recensione di “La collezionista di sogni”, un racconto La mela avvelenata Bookpress firmato da Viola Lodato! Lo avete letto? Cosa ne pensate?
Un racconto molto interessante, quello della Lodato, dal ritmo intenso e dalla struttura precisa. Devo ammettere che la brevità dello scritto, soltanto 12 pagine, avrebbe potuto pregiudicare la struttura del racconto stesso, togliendogli equilibrio e forza, ad esempio, o quell'approfondimento necessario alla comprensione della storia e dei personaggi che la caratterizzano: in questo caso devo dire “pericolo scampato”. Il racconto procede spedito, senza intoppi, senza rallentamenti o incomprensioni. Dal punto di vista della storia, non posso dire di averla apprezzata completamente. [SPOILER - ATTENZIONE] Tutto ruota attorno ad una donna, un ibrido per metà essere umano e per metà etharu che, grazie alla sua natura è dotata di un incredibile potere: può prelevare i sogni ed i desideri dall'animo umano, rendendoli propri. Ed ecco che il campo si stringe su un cliente particolare di questa donna, un uomo che le chiede di privarlo del desiderio di tradire la fidanzata con un'altra donna: e l'ibrido accetta. [FINE SPOILER]. Mi riesce difficile immaginare un mondo in cui un essere umano, qualsiasi questo sia, chieda esplicitamente di essere privato di un proprio desiderio, bello o brutto che sia. Non solo mi riesce difficile immaginarlo, ma non riesco proprio ad immedesimarmi in una situazione simile: la collezionista di sogni dovrebbe dare “felicità” attraverso il proprio operato, invece non fa altro che inibire la vita. Quella che procede attraverso le pulsioni di un individuo, quella caratterizzata da sbagli su sbagli e lezioni da imparare. Togliere un desiderio non da felicità, toglie forma. La constatazione in coda al racconto, che vede gli esseri umani come “simili e prevedibili” in quanto provano desideri molto simili tra loro, lascia un po' il tempo che trova: credo che l'autrice abbia voluto esprimere il distacco di chi, come l'ibrido, guarda un mondo che non condivide dall'esterno e esprime un giudizio in merito. Non la trovo comunque una definizione illuminante, in quanto, in linea di massima, noi esseri umani condividiamo sogni e desideri comuni, com'è normale che sia. Vogliamo amore, vogliamo serenità, vogliamo accettarci ed essere accettati per come siamo. Un po' come la Collezionista di sogni: nemmeno lei apprezza interamente la propria esistenza – pur trovandone lati positivi.. (denaro, questo si che è umano!). Come l'autrice scrive “non avrebbe mai smesso di odiare quel dannato pazzo che le aveva donato una vita infernale per uno stupido esperimento”. A conti fatti, dunque, soltanto qualche inserto in metallo separa la Collezionista di sogni dagli umani che trova così tanto prevedibili.
Dal punto di vista stilistico, quindi, ho apprezzato questo racconto in quanto ben scritto e veloce. È il messaggio che mi ha lasciato più perplessa... Voto: 2 mele