le letture della Fenice: RECENSIONE - La memoria del peccato

Creato il 23 marzo 2012 da Lafenice
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Vorrei iniziare a parlarvi di questo libro partendo dalla storia. La vita perfettamente razionale e devota al controllo del dottor Nathan Fox, psicoterapeuta dal passato tragico, muta drasticamente quando compare dal nulla una ragazza apparentemente senza passato, senza memoria, sola al mondo. Quello che pareva essere un caso clinico stimolante, una vera e propria matassa difficile da sbrogliare, diventa velocemente un fragile ponte che collega la realtà al mistero di una "malattia/dono", la sinestesia, presagio di un potere che va al di là dell'umana comprensione, distruggendo i normali vincoli spazio/temporali del qui ed ora.Chi è davvero Jane? quale segreto si nasconde al di là della totale assenza di memoria?
Quello di Cordy è un libro (almeno inzialmente) inquietante, soprattutto a livello di scenari: si passa da manicomi a angusti vicoli cittadini fino ad arrivare a sotterranei utilizzati come prigioni piuttosto che scantinati fatiscenti, locations unite da un unico leitmotiv, la penombra, la semi oscurità che spaventa molto di più del buio più totale.
L'altro punto fondamentale di questa storia è, certamente, il concetto di sinestesia, la malattia che colpisce in modo così destabilizzante la giovane Jane, costretta a vedere veri e propri "echi di morte", avvenimenti brutali e violenti avvenuti nel passato, situazioni talmente tanto distruttive da essere rimaste impresse nella struttura degli edifici che le hanno ospitate.
Dal punto di vista più strettamente strutturale, è un romanzo da "alta tensione", una storia capace di mantenere ben alta la curiosità del lettore, fatto di per sé estremamente difficile in quanto quello di Cordy non è un libro ricco di colpi di scena spiazzanti. E' piuttosto un veloce susseguirsi di "punti chiarificatori", snodi cruciali per l'intero romanzo, soglie critiche che aggiungono informazioni senza bruciare l'effetto "mistero".
I personaggi sono convincenti anche se non tutti rimangono impressi nella memoria come Jane, la sinesteta coprotagonista di "La memoria del peccato". é una ragazza apparentemente fragile e spaventata, soprattutto nella prima fase del romanzo, quella in cui cerca di scoprire la sua identità e di convivere con un dono, la sinestesia eco di morte, molto spesso troppo ingombrante. Con lo svilupparsi della storia stessa appare più consapevole, più matura forse, in grado di sopportare un passato terrificante, in grado di resistere alla paura ed andare avanti (amo queste donne forti!).
Unica perplessità: è indubbiamente un libro scorrevole e piacevole ma.. quanto rimane? Insomma è abbastanza denso da lasciare una vera e propria traccia nella nostra mente o, semplicemente, svanirà tra poco tempo, lasciando spazio a storie più importanti? Tra qualche tempo saprò darmi la risposta!
voto: 3 mele e mezzo

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