le letture della Fenice: RECENSIONE - Sopravvissuta

Creato il 07 febbraio 2012 da Lafenice
 

la cover del libro

Ho letto Sopravvissuta con una foga ed un entusiasmo che da tempo non provavo nei confronti di un libro. Durante la lettura ogni elemento tecnico, dalla struttura alla voce vera e propria dell'autrice passa in secondo piano se comparato alla potenza che la storia della giovane Sara ha.
Trovatasi sola in seguito alla morte della propria famiglia a causa di un virus letale e subdolo, dovrà imparare a cavarsela da sola in condizioni critiche come possono essere quelle che attanagliano un mondo privato di un po' tutti i frutti dell'ingegno umano, come l'elettricità, l'acqua corrente o i semplici mezzi di trasporto. Sarà costretta a vivere facendo affidamento sulle sue sole forze, strappata alla solitudine dalla compagnia del suo cane Buck, mai arresa all'idea di essere rimasta la sola esponente del mondo umano in tutto il pianeta.Ci sarà qualcuno al di là del mare? È questo che Sara si chiede, seduta sulla spiaggia dell'isola in cui vive, ormai la sua isola. Sara scrive, racconta sé stessa ad una ipotetica amica al di la del mare, affidando i propri pensieri, le proprie paure e le proprie speranze, a tante piccole bottigliette che lascia in balia della corrente. Sara si trova nel bel mezzo della tempesta, l'oscurità della malattia: arranca, il pensiero della morte sempre al suo fianco, morte che, quando il dolore si fa acuto, pare essere l'unica possibilità di salvezza, l'auspicabile limbo dove non esiste più nessun dolore, soltanto buio, silenzio e pace finalmente. Ma lei resiste: va avanti, stringe i denti, affronta il dolore. E trova la sua pace.

l'autrice

L'isola nella quale Sara si ritrova ad affrontare l'incubo della morte, del dolore e della solitudine, non è così tanto distante dalle nostre vite come può apparire ad un primo sguardo.Esistono momenti nella vita di ogni uomo in cui ogni risultato, anche parziale, pare richiedere uno sforzo troppo grande in relazione al beneficio risultante da quella stessa circostanza. Esistono momenti in cui la vita pare accanirsi nei nostri confronti, privandoci dell'affetto e della serenità, condannandoci alla frustrazione, alla solitudine ed alla paura, facendo camminare la nostra anima sul filo del rasoio, a pochi passi dal baratro della rinuncia, della sconfitta, della morte.Ci sentiamo apatici, incapaci di percepire il mondo esterno, chiusi come siamo nella nostra personalissima bolla di sapone, che ci separa dall'intero universo, senza rendercene nemmeno conto. Ma poi qualcosa inizia a muoversi nuovamente dentro il nostro petto. É una forza strana, spaventosa ed inarrestabile. Ci fa stringere i pugni ed alzare il capo, rinvigorisce le nostre membra, donando loro la forza di cui avevano bisogno. Accade che apriamo gli occhi: e qualcosa, qualcosa di minimo, che probabilmente avremmo definito “inutile” ed “irrilevante” tempo prima, ci sbalordisce, ci stupisce, ci sveglia dal nostro torpore facendoci vedere che la vita ha la sua particolarissima meraviglia in grado di colorare un cielo totalmente grigio di tutte le tonalità del rosso e del giallo. Ed allora ci rialziamo più forti: accettiamo la sfida, un po' come Sara stessa ha fatto. Affrontiamo il mondo, senza aggredirlo, soltanto vivendolo fino in fondo. E, piano piano, smettiamo di sopravvivere: viviamo soltanto.
Splendido!Voto: 4 mele e mezzo!

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