Scritto nel 1869 e pubblicato in volume nel 1871, questo romanzo di Verga, ispirato ad una storia vera, ha goduto e continua a godere di una straordinaria fortuna. La giovane Maria, costretta dal padre alla vita del convento pur senza vocazione, scrive all'amica Marianna lettere che testimoniano il suo turbamento di giovane novizia. Maria riscopre nuovi orizzonti in contrasto con la vita monacale e soprattutto con l'amore che, osteggiato da tutti, crescerà in lei assumendo una tensione parossistica.
É stato un piacere leggere questo piccolo libretto di poco più di 100 pagine: ancora di più, farlo tutto ad un fiato, divorando una storia che scorre velocemente benché ricca di drammi e tragedie che lasciano il lettore senza parole. È impossibile non sentirsi emozionalmente vicine alla giovane Maria, strappata alla sua vita perché costretta dal padre ad abbandonare tutto per diventare monaca. È un percorso così reale, quello di Maria.. lascia – per qualche tempo – il convento e la vita che le monache le avevano insegnato, per tornare in campagna, dal padre e dalla sua famiglia. È in campagna che, non con poche resistenze, si rende conto che la vita, la sua vita, non può essere limitata alle sole mura di un convento lontano dal mondo. La sua vita dovrebbe comprendere la gioia di una lunga e rigenerante corsa in campagna, le risate, gli abbracci delle persone che ti vogliono bene e l'amore. Quello materiale, non rivolto ad una idea intangibile e lontana, come Dio, ma quello rivolto ad un uomo in carne ed ossa, fatto di sospiri, gelosia, felicità e tristezza. Quell'amore in grado di farti stare male senza un motivo apparente perché, e qui ritorna alla mente la breve introduzione di “Storia di una capinera”, “in quel corpicino c'era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio, e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete” (op.cit.pag.29). Quell'amore che, per un crudele scherzo del destino, non potrà mai essere vissuto dalla nostra Maria, non potrà mai essere sperimentato. Proprio come quello intangibile ed ideale della “sposa di Dio”. Ed è la frustrazione e la mancanza di ciò che non potrà mai avere a creare la vera tensione per buona parte del racconto/libro: è la frustrazione che porta al delirio, la colpa che si mischia all'impossibilità di smettere di provare determinati sentimenti. Ed ecco che arriva il “buio, il vuoto” (op.cit.pag.96), il nulla che distrugge, che rende schiavi di una sofferenza che si autoalimenta: l'unica via d'uscita è quella ultima, la liberazione totale ed irreversibile. Maria diventa una martire: immolata sull'altare della convenienza, costretta ad una vita che non poteva sopportare e che non aveva scelto (e da cui non poteva sottrarsi), impossibilitata a vivere l'amore, costretta a rinunciarvi. Senza consolazione, senza un qualcosa, qualsiasi cosa in grado di alleviare il suo dolore. Ho amato questo libro dalla prima all'ultima pagina. Ho sentito il dolore di Maria, ho sorriso pensando alla sua ingenua sensibilità, ho gioito dei suoi pochi attimi di gioia e percepito la sua frustrazione.
Commovente. Drammatico. Coinvolgente. In una sola parola: splendido. Voto: 5 (milioni di..) mele
Questo libro fa parte della collana LIVE di Newton Compton: in libreria a soli 0,99€!
Buona giornata e buona fortuna a tutti!