L'uomo aspettava. Aspettava e lucidava la canna di un fucile.
Perché ci sono lupi molto più pericolosi di quelli veri. Il piccolo mondo di Wolf, non conosce luce. È animato dalla follia dell'omicidio, dalla paura di chi tenta invano di sfuggire al proprio carnefice, dall'innocenza che si scontra – con assoluta violenza – con un mondo troppo subdolo e cattivo. È una favola senza lieto fino, un monito, la fotografia di ciò che è possibile ma che si spera non accada mai. L'autrice è riuscita perfettamente a trasmettere al lettore la paura provata dalla protagonista, lo sconforto, lo smarrimento che la cattura nel momento in cui si rende effettivamente conto di essere in trappola, lontana dalla propria, vecchia, vita, separata dalla sicurezza della propria famiglia ed abbandonata alle sue sole, insufficienti, forze. È un tema molto delicato quello raccontato dalla Locatelli, un tema che fa riflettere, che spaventa, che fa montare la rabbia. Un racconto da leggere tutto d'un fiato ma da digerire lentamente: è l'assenza di lieto fine a renderlo difficile ed oscuro. Voto: stilisticamente parlando è notevole, da almeno 4 mele. Ciò che mi ha lasciato, però, è turbamento. 3 mele.