Mi sono chiesta in verità, dalle prime battute, come potesse fare l’autore, per nulla grasso, anzi bello e maschio ad immedesimarsi nei conflitti di una adolescente femmina grassissima. Poi ho pensato che un professore potesse aver fatto esperienza di casi simili nel corso dell'insegnamento e comunque potesse aver sedimentato storie di ragazzi negli anni, molti professori infatti scrivono di adolescenti e disagio. Non mi sbagliavo però. In effetti il libro non si addentra molto nella mente paranoica di una donna (almeno visto da me, donna) rimane diciamo così, una storia unisex, intima, probabilmente universale, che non si invischia nelle sfumature del disagio femminile relative al corpo. Quello che mi ha colpito dopo qualche capitolo, è l’andamento circolare del romanzo, non una vera trama, ma un viaggio interiore intorno a Cate e a quello che pensa del suo piccolo mondo di provincia. Un libro che ruota sempre intorno al personaggio, anche per l’uso della prima persona narrante(che io amo, nota bene) e non evolve, ma ribadisce il disagio della diversità che prima di tutto è nella testa della protagonista. In questo tipo di costruzione, Cate attira a sé come un sole tutti i pianeti- personaggi del libro, in un circolo che è quasi un sistema solare. Leggendo tutto il romanzo mi viene da dire che la vera novità sta nel fatto che Cellini scrive non una storia sul bullismo aggressivo, ma sull’auto-esclusione, sulla lotta continua agli altri per difesa, che pure per quanto ardua non produce distacco da sé dei personaggi ma attrazione. Solo sul finale assistiamo al guizzo e l’uscita dal proprio cerchio della protagonista, per andare verso gli amici con fiducia e verso visioni diverse dal sé, nella consapevolezza che in fondo non è la misura quello che conta se scopriamo che ci siamo auto esclusi e non abbiamo visto i gesti d’amore degli altri. Questa scoperta avviene con il rendersi conto che l’amicizia e l’amore veri, anche famigliari, superano superano sempre l’aspetto e vanno all’anima. E cosa ancora più importante ci sono sempre stati, anche se Caterina non se n’è mai accorta. Un messaggio forse anche un po’ scontato, di disagio per la taglia xxl, che diventa sorprendente se si arriva a vederlo da questo altro punto di vista: la Caterina che DEVE aprirsi e dare anche lei fiducia all’amore degli altri e non solo PRETENDERE rispetto. Nel complesso, quindi, un libro non tanto articolato nella trama, ma volutamente circolare, che tende a far pensare e fermarsi a capire, a guardare da un altro punto di vista.Un libro per adulti. Molto più bello nella seconda parte, con immagini poetiche toccanti, e forse proprio perché si scopre la chiave di lettura. Meritato il premio Campiello, Opera Prima.
Mi sono chiesta in verità, dalle prime battute, come potesse fare l’autore, per nulla grasso, anzi bello e maschio ad immedesimarsi nei conflitti di una adolescente femmina grassissima. Poi ho pensato che un professore potesse aver fatto esperienza di casi simili nel corso dell'insegnamento e comunque potesse aver sedimentato storie di ragazzi negli anni, molti professori infatti scrivono di adolescenti e disagio. Non mi sbagliavo però. In effetti il libro non si addentra molto nella mente paranoica di una donna (almeno visto da me, donna) rimane diciamo così, una storia unisex, intima, probabilmente universale, che non si invischia nelle sfumature del disagio femminile relative al corpo. Quello che mi ha colpito dopo qualche capitolo, è l’andamento circolare del romanzo, non una vera trama, ma un viaggio interiore intorno a Cate e a quello che pensa del suo piccolo mondo di provincia. Un libro che ruota sempre intorno al personaggio, anche per l’uso della prima persona narrante(che io amo, nota bene) e non evolve, ma ribadisce il disagio della diversità che prima di tutto è nella testa della protagonista. In questo tipo di costruzione, Cate attira a sé come un sole tutti i pianeti- personaggi del libro, in un circolo che è quasi un sistema solare. Leggendo tutto il romanzo mi viene da dire che la vera novità sta nel fatto che Cellini scrive non una storia sul bullismo aggressivo, ma sull’auto-esclusione, sulla lotta continua agli altri per difesa, che pure per quanto ardua non produce distacco da sé dei personaggi ma attrazione. Solo sul finale assistiamo al guizzo e l’uscita dal proprio cerchio della protagonista, per andare verso gli amici con fiducia e verso visioni diverse dal sé, nella consapevolezza che in fondo non è la misura quello che conta se scopriamo che ci siamo auto esclusi e non abbiamo visto i gesti d’amore degli altri. Questa scoperta avviene con il rendersi conto che l’amicizia e l’amore veri, anche famigliari, superano superano sempre l’aspetto e vanno all’anima. E cosa ancora più importante ci sono sempre stati, anche se Caterina non se n’è mai accorta. Un messaggio forse anche un po’ scontato, di disagio per la taglia xxl, che diventa sorprendente se si arriva a vederlo da questo altro punto di vista: la Caterina che DEVE aprirsi e dare anche lei fiducia all’amore degli altri e non solo PRETENDERE rispetto. Nel complesso, quindi, un libro non tanto articolato nella trama, ma volutamente circolare, che tende a far pensare e fermarsi a capire, a guardare da un altro punto di vista.Un libro per adulti. Molto più bello nella seconda parte, con immagini poetiche toccanti, e forse proprio perché si scopre la chiave di lettura. Meritato il premio Campiello, Opera Prima.
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