Sei Tu Il Mio Per Sempre, ovvero la schifezza delle schifezze. Quando deciderò di drogarmi voglio il pusher della Evans. Questa lettura è stata ter-ri-bi-le e ha messo a durissima prova 1) la mia stabilità mentale 2) la mia pazienza. Avere a che fare con due protagonisti che non avevano bisogno di innamorarsi, ma piuttosto di andare da un bravo analista mi ha reso una pessima persona, perché mai ho pensato che un libro meritasse di essere fatto a brandelli. Ecco, ho cambiato idea. Oltre che scritto in modo orrido, esalta anche l'uomo violento e come messaggio non mi pare proprio il top.
Un consiglio: Katy... fatti curare!
Mi dispiace affiancare a tale oscenità Il Primo Bacio a Parigi che a confronto è una perla, ma non ho trovato un libro altrettanto brutto. Be', in questo caso devo proprio dirlo, tutto quel gran parlare di Stephanie Perkins mi aveva mandato in visibilio e le mie aspettative erano più gonfie dello zampone di Natale, ma a conti fatti questo romanzo non è niente di che. Definiamolo pure carino, ma anche molto sempliciotto. Insomma un libro da tre stelline, né più né meno. Anzi qualcosa di meno forse sì.
Io di Andrea Vitali leggerò sicuramente altro, ma questo libro mi ha lasciata così: ????? 8| ??????Dopo Lunga e Penosa Malattia è scritto bene, indaga altrettanto bene i personaggi, ha una trama interessante, ma... ma... ma manca il finale, per cui confermo: ????? 8| ??????
Causa dell'ennesima delusione: Susan Hill. L'autrice horror gotica per eccellenza deve ancora farmi capitolare. Ha parzialmente fallito con La Donna in Nero e con L'Uomo nel Quadro è caduta nella solita trappola. Una storia inquietante come poche, ma raccontata senza incutere paura e senza dare troppe spiegazioni. In breve, si poteva fare molto di più, anche se l'atmosfera è come sempre incredibilmente d'effetto.
E tra le delusioni del 2015 non poteva che esserci il romanzo più pubblicizzato dell'anno e quello che forse ha venduto di più. La Ragazza del Treno di Paula Hawkins non ha niente di sconvolgente, non ha abbastanza suspense da inchiodarti alle pagine e nonostante le tre voci narranti e l'ottima idea di raccontare la storia attraverso tre protagoniste che tutto sono, tranne che perfette, l'autrice non stupisce. Insomma... solita storia, già letta e riletta.
A fregarmi con L'Invito di Ruth Ware sono stati i commenti della critica e tutti i rimandi a Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie.
Dico solo: ciaoooone!
La Ware alla Christie non può pulirci nemmeno le solette delle scarpe soprattutto in fatto di stile e il risultato è il seguente: protagonista antipatica e pure un po' scema, personaggi secondari stereotipati al massimo, suspense praticamente nulla.
In questa lista mi tocca inserire anche una graphic novel e purtroppo tra le delusioni del 2015 spicca l'italiano Lorenzo Ceccotti con il suo Golem. Ve ne avevo accennato in un recap di Aprile (qui) e credo di non averlo nemmeno mai recensito. Devo ammettere che in generale mi è molto più facile parlarvi di un romanzo, infatti in questo caso erano poche le idee che mi frullavano in testa. Vi avrei potuto dire che dieci anni per sfornare questo tomo sono stati decisamente troppi; che di sostanziali novità non ce ne sono; che a volte c'è un'accozzaglia di elementi che ti fa perdere quasi l'orientamento; che il romanzo è poco approfondito a livello psicologico. Potevo dirvi molte cose in effetti e non l'ho fatto, perché sicuramente ci sono dei pregi, moltissimi lettori l'hanno davvero amato e al Lucca Comics la fila per farselo autografare era discretamente lunga. Però a me non ha lasciato nulla e se un libro ti scorre davanti agli occhi senza imprimerti nella mente nemmeno un'immagine per me ha fallito. Anzi, con me ha fallito.
Cambiando genere e addentrandomi nella categoria young adult, sicuramente le mie più grandi delusioni sono state Quando C'Era Marnie e La Fabbrica delle Meraviglie. Prima di bacchettare la Robinson devo però bacchettare la casa editrice che ha pubblicato uno dei testi con più refusi che mi sia mai capitato di leggere, invece per quel che riguarda l'autrice... non lo so, è uno di quei casi in cui do la colpa all'anagrafe e alla mia probabile incapacità di amare certi tipi di storie. Premetto che la trama è coinvolgente (nonostante una co-protagonista - Marnie - quasi insopportabile), ma quando è il momento di tirare le somme la Robinson affida tanto (troppo) alla fantasia del lettore. Ok, i bambini di immaginazione ne hanno da vendere, ma questi espedienti letterari non fanno per me. Mi piace quando i nodi vengono al pettine e di quei nodi voglio sapere vita, morte e miracoli.Il romanzo della Cameron invece ha una bellissima ambientazione, dei tocchi di steampunk irresistibili, ma i personaggi sono più piatti dei miei capelli appena usciti dalla piastra. Mi tocca di nuovo dirlo... peccato!
E adesso fuori i sassolini dalle scarpe.I vostri flop?