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Le lezioni sbagliate (ovvero, i cattivi insegnamenti)

Creato il 02 maggio 2011 da Elenatorresani

Le lezioni sbagliate (ovvero, i cattivi insegnamenti)Quando ero piccola e i miei amici mi invitavano a casa loro per giocare, mia mamma non mi mandava mai, dicendo: “Ti invitano ma in realtà non ti vogliono. A casa degli altri si è sempre di troppo e si disturba. La gente lavora e non ha bisogno di avere altri mocciosi in giro per casa”.
Quando poi mi capitava di riuscire ad andare, cercavo di dare meno fastidio possibile, evitando di chiedere da bere se avevo sete o facendomi venire il mal di pancia se mi scappava la pipì, tanto che andare a casa degli altri non mi risultava alla fine poi tanto piacevole.   Inutile dire che ancora oggi ho sempre riguardo per gli spazi degli altri, sto attenta a non disturbare e a non invadere.
L’altro giorno, mentre ero ferma in coda per entrare in città e andare al lavoro, un furgone mi è entrato da dietro sfondandomi la macchina e schiacciandomi contro il veicolo fermo davanti, e così a catena.
Quando i miei sono venuti a prendermi al pronto soccorso, non solo hanno detto che era colpa mia perché, nell’ordine:

  • Vado a lavorare in macchina
  • Non ho fatto la solita strada che faccio sempre (ho temerariamente cambiato itinerario per fare benzina)

Non solo. Ma quando ho detto che avrei chiesto a mia sorella la sua macchina per andare a lavorare nel mese a venire, in attesa di comprare un’auto nuova, è scattato il finimondo perché:

  • Me ne approfitto sempre degli altri
  • Non si può essere gentili con me perché, avuto un dito, mi prendo il braccio
  • Nella vita devo imparare a fare come se gli altri non esistessero

Quindi, a parte il fatto che mia sorella ha una macchina che non guida da 4 anni, ferma nel box, mi domando: perché devo fare come se gli altri non esistessero se gli altri esistono?

Le lezioni sbagliate (ovvero, i cattivi insegnamenti)
Nel tentativo di risolvere questo avvincente quesito, la maledizione delle parole dei genitori attecchisce regolarmente, nonostante l’accusa ingiusta, nonostante la diffamazione affettiva, nonostante l’infondatezza del ricatto emotivo. Lo facevano quando ero piccola, lo fanno ancora ora che ho quasi quarant’anni. Ma fa male uguale, e quelli che ti hanno messo al mondo lo sanno. Lo sanno sempre.
Io sono quella che una notte ha avuto una colica renale, ed è andata al pronto soccorso da sola senza disturbare nessuno, proprio perché mi è stato insegnato che non devo dare fastidio. Una volta, collassata per un’iniezione di Voltaren, mi sono lavata e sono andata all’ospedale a piedi sulle mie gambe; oppure a letto con una brutta gastro-enterite, ho aspettato che mia madre finisse di lavorare, si facesse la sua passeggiata con mio padre e una doccia rilassante, prima di chiamare per avere un Dissenten: il tutto dopo 17 appuntamenti con il water closet. Son cose che una signora non dovrebbe mai dire, ma 17 è un numero che – in quella posizione – ti può costar la vita.
Ora sono cinque giorni che ho la casa sporca e il cane che puzza di immondizia, ma vado a fare la spesa da sola e mi arrangio come posso e come riesco, cercando di non svenire e non vomitare ad ogni passo che faccio. Stasera proverò a stirare, e pian piano mi rimetterò in sesto. Ma tutto senza dare fastidio. Non solo alla mia famiglia, ma anche ai miei amici e al mio moroso.
Perché così mi è stato insegnato quando ancora non sapevo che mi stavano insegnando una cosa sbagliata. E ora è più forte di me.
A tutti quegli adulti a cui sono state insegnate cose sbagliate, o cose giuste nel modo sbagliato, che normalmente è quello emotivo che ferisce, consiglio “Che tu sia per me il coltello” di David Grossman.
La famiglia, come fondamento e campo di sterminio

Le lezioni sbagliate (ovvero, i cattivi insegnamenti)


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