Le libertà in Turchia: questione di metodo

Creato il 24 gennaio 2013 da Istanbulavrupa

Freedom House, prestigioso think tank americano, ha da poco pubblicato il suo annuale rapporto sulle “libertà nel mondo”. Ho dato un’occhiata a quanto dice sulla Turchia, classificata “parzialmente libera” con voti più mediocri che medi: un giudizio che tutto sommato ci può anche stare, nonostante i significativi miglioramenti degli ultimi anni. Poi, però, mi accorgo di qualcosa di strano: che il voto sulle “civil liberties” rispetto al 2012 è peggiorato. Perché? Questa la spiegazione sinteticamente fornita: “Turkey’s civil liberties rating declined from 3 to 4 due to the pretrial detention of thousands of individuals—including Kurdish activists, journalists, union leaders, students, and military officers—in campaigns that many believe to be politically motivated“.

Come? “Campagne che molti ritengono politicamente motivate”? Molti? Molti chi? E quanti sono, questi molti? Ma stiamo parlando di sondaggi, quindi? Della percezione che questi non meglio identificati “molti” hanno? Già: mica contano condanne, tonnellate di documenti, registrazioni, confessioni (almeno per quanto riguarda i tentativi di golpe); no, conta quello che “molti credono”. Complimenti per il metodo utilizzato, davvero!

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