Meno male che è arrivato così almeno l’Italia avrà altro di che (s)parlare all’infuori de La grande bellezza. Più che l’Italia, noi piccolo popolo indie dello Stivale, mentre il resto del paese continuerà a scannarsi tra grande bellezza sì e grande bellezza no o, peggio, tra Renzi sì e Renzi no.
Meno male che è arrivato perché il Vasco B, il Vasco per me davvero di serie A, è sempre un piacere risentirlo. Piaccia o meno, il suo stile così immediatamente riconoscibile è una delle poche cose originali e affascinanti capitate alla musica italiana negli ultimi anni. E poi altroché Vasco. Il Brondi è il nuovo Rino Gaetano, e diciamolo.
Meno male che è arrivato perché i dischi precedenti de Le luci li abbiamo consumati e mandati a memoria, ma ormai hanno fatto il loro tempo e avevamo bisogno di parole nuove, adatte a questi tempi di crisi sempre più in crisi. Vasco B risponde presente con una serie di testi ancora una volta spettacolari, fotografie perfette delle nostre vite, liriche rap cantate con stile da cantautore, poesie moderne che come le scrive lui, non c’è nessun altro in circolazione. Non dalle nostre parti. Non ai nostri tempi.
Meno male che è arrivato perché “Costellazioni” è un disco divertente. A suo modo. Nonostante i prevalenti toni solenni e le musiche tendenti a dir poco al melodrammatico, i testi riescono a regalare anche un sorriso ironico, come nella preghiera indie “Padre nostro dei satelliti”, per cui Vasco B meriterebbe di essere fatto Santo Subito.
Meno male che è arrivato “Costellazioni” perché è un disco in cui, aldilà del suo apparente pessimismo cosmico, Vasco Brondi fa intravedere delle luci alla fine del tunnel esistenziale in cui stiamo viaggiando.
Meno male è arrivato il nuovo disco de Le luci della centrale elettrica, perché è un bel disco. Un gran bel disco. (voto 7,5/10)