Le magliette tagliate e il gelato -22

Da Valeriadisagio

Della mortificazione del gelato, delle t-shirt e della femminilità

Cosa: Gelato al pistacchio, nocciola e torrone

Nome: -22

Dove: Eurospin

Costo: 2,99 € per 1,5 kg

Voto: 2/5

C’è da farsi diventare i capelli bianchi, prima di imparare la sacra arte di zappare le maniche e il collo delle magliette dei nostri gruppi del cuore. Soprattutto se sei donna. E la decolorazione non c’entra.

Il termine “zappare” è ingannevole. Si potrebbe pensare che derivi dalla zappa, per rendere l’idea della marzialità con cui si tagliano di netto maniche e collo o, almeno, dell’impressione che maniche e collo siano state tagliate di “netto”. Ma “zappare” è in realtà un’omatopea che riproduce il suono della forbice certosina che – “zap” “zap” – taglia il tessuto.

In questa recensione si parla di gelato. Della vaschetta gigante di gelato al gusto di pistacchio, nocciola e torrone, marca -22 dell’Eurospin! Ed ora capirete perché.

Il punto è che negli anni ho provato e riprovato a zappare le magliette di gruppi SESSISTI che non pensano alla nostra vanità femminea e non capiscono e assecondano il nostro desìo di magliette lady fit e che, nei loro banchetti, hanno solo magliette da uomo. Magliette da uomo che, una volta indossate, ci fanno sentire subito come quando si faceva educazione fisica alle superiori e ti sentivi vulnerabile e collaborazionista (è stato Mussolini ad introdurre l’educazione fisica nelle scuole italiane, mi sembra, o almeno… così ripetevo alla mia insegnante per rifiutarmi di farla).  Non importa se comincio ad avere i capelli bianchi (tre o quattro) e se sento braccia e appendici carnose che cominciano a gravitare mollemente verso il basso… quando metto una t-shirt da uomo, mi sento immediatamente una quattordicenne introversa, asessuata e contattofobica.

Sì, ciao proprio eh!

Ecco allora che una volta acqusitata la t-shirt… giunta a casa, scatta il momento “forbice”. Che si traduce in cercare un tutorial su YouTube in cui bellissime ragazze asiatiche fanno degli origami con le loro magliette e le fanno diventare originali, femminee e pure punk! Anche se quella nel video che ho linkato e che ri-linko qui, continua a dire “ragadi” e la cosa mi fa un po’ schifo, ecco. E dice pure “punky”.

Il punto è che quello che vedete, che sembra facile, non lo è per un cazzo! Ho rovinato così tante magliette che c’è da qualche parte, la Madonna della Sartoria che piange lacrime di spilli!

Si giunge ad un punto preciso in cui ci si spinge troppo in là e si fa un errore (l’ampiezza della scollatura, per esempio), e per riparare quell’errore se ne fa uno ancora più grave. Si finisce insomma in un un tunnel di errori, un vortice di nervosismo e frustrazione da cui non è possibile uscirne bene. Eppure… ogni volta ci si ricasca.

Un po’ come la sacra usanza del portare una confezione di gusti misti di gelato quando si è invitati a pranzo o a cena da qualche parte. Ricordo un ventennio di abominii gelatiferi quando, coi nonni ancora in vita, durante le feste coi parenti, non era possibile variare di un millimetro la tradizione e le usanze congenite. Non c’era nulla da fare… Non c’era possibilità alcuna di far comprendere che, se si comprano tanti gusti e si mettono a cazzo in una coppetta, quello che si ottiene è un blob color fondotinta dal gusto indefinibile. Per non parlare della maledizione del gelato avanzato che, lordando tutto ciò che incontrava come una malattia contagiosissima, rimaneva nel congelatore per tempo immemore riuscendo ad essere sciolto e sgradevole nell’aspetto, ma di una durezza inscalfibile e cristallizzata nei secoli dei secoli (amen) nella sostanza.

E quindi? E quindi negli anni non ho di certo imparato a zappar magliette, ma ho imparato a comprare diverse vaschette di gelato. Una per gusto o, al massimo, un’unica confezione di fior di latte da personalizzare e decorare d.i.y. Che ci puoi  mettere il miele biologico km 0, o puoi metteci le pepite di cioccolato fondente o i frutti di bosco o le pesche sciroppate o la cannella… o il caffè solubile! Insomma…. largo alla creatività quando questa – non come nel caso delle magliette zappate – non può arrecare danni irrimediabili.

il disegnino è di Tsunami Sam, bello eh!

Quando mi sono trovata nel frigo una confezione gigante di gelato ai tre gusti (pistacchio, nocciola e torrone) mi sono un po’ sentita male. Ho pensato ai miei nonni innanzitutto. E poi mi è venuto in mente il blob color carne stile  [spoiler] scena finale di Society. E mi sono detta: e ora?

Dopo aver bagnato il cucchiaio nell’acqua calda e aver scolpito delle piccole canoe di gelato ho cercato di collocarlo all’interno della tazza, rispettando i differenti confini cromatici. Badate bene… ho scritto “cromatici” e non di gusto peché, per esempio, quello al torrone e quello al pistacchio hanno lo stesso gusto. Quello alla nocciola, un pochetto di nocciola sa, dai… Ma è anche vero, giurin giuretta, che non ho mai mangiato un gelato al pistacchio o al torrone, ma ho mangiato tantissimo gelato alla nocciola (il mio preferito), ed è quindi possibile che quel gusto chimico-sintetico di freddo siderale sia normale in quei due gusti lì.

Ho cercato di mangiare in fretta-frettissima il mio gelato per far sì che non si creasse la pozza della vergogna in fondo alla tazza. Il gelato era così freddo che non ho potuto godere a pieno del bouquet di aromi che caratterizza i differenti gusti. Ho deciso allora di magiare direttamente dalla sidella da un chilo e mezzo, ghiacciandomi mano sinistra (che reggeva) e sterno (su cui appoggiavo). Ma ho finito per lasciarmi sedurre dalla nocciola e lasciare gli altri due.

Il giudizio finale? Mmmh… così e così. Diciamo che con quel che costa (2,99 € per 1,5 kg) va benissimo se avete intezione di rovinare lui e il vostro stomaco per portarlo in omaggio durante un pranzo-cena estivo, e consumarlo sotto forma di schifo color carne. Un po’ come quella brutta maglietta su cui DOVRESTE far le prove, prima di cominciare a zappare quella del gruppo che vi piace tanto, ma è poco sensibile (o troppo pigro) per fare magliette da donna.

Ciao.

BIO Valeria Disagio

Valeria è nata a Varese nel 1982. Esordisce nel 2005 con il romanzo Casseur e partecipa a diverse raccolte di racconti. Vive nei boschi. Ha tre gatti. Attualmente disoccupata. È fondatrice e curatrice del blog “Discount or Die”. / Cura una fanzine www.nihilismi.wordpress.com / Collabora con un cineclub www.domenicauncut.wordpress.com / Partecipa al collettivo eco-anarcho-romantic-punx Kalashnikov Collective, scrivendo cose e cantando http://kalashnikov-collective.blogspot.it/


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