Le mani sulla città - speculazione edilizia e fotografia

Da Marcoscataglini

Chi mi conosce sa bene che ondeggio tra convinzioni estreme di decrescita totale (ritorno alle candele o poco manca) e la passione per la tecnologia (altrimenti il blog lo farei con i segnali di fumo, non con l'elettronica). Ovviamente finisco per ritrovarmi in una leggermente ipocrita via di mezzo, che secondo me potrebbe funzionare. Insomma, troppa energia sprecata, troppe centrali elettriche, troppe fabbriche, troppo consumismo, ecc. ecc. Non sto qui a tediarvi con una tirata antimodernista, che non è il caso, anche perché davvero ci sono conquiste della scienza e della tecnica a cui difficilmente si potrebbe rinunciare (pensiamo ai progressi della medicina, e a quella meravigliosa invenzione che sono gli antidolorifici, specie per un fifone vile come me!). Però quando è troppo è troppo! Viaggiare attraverso l'Italia è oramai come ritrovarsi a camminare in una campo di battaglia del Vietnam, con i boschi mangiucchiati dall'Agente Arancio e le rovine ancora fumanti. Il nostro (ex) bel paese viene giù ad ogni pioggia, frana, smotta, si disfa senza che nessuno (tra coloro che avrebbero il dovere di farlo) ritenga di dover far nulla per fermare lo scempio; sempre nuove costruzioni, orribili, divorano la campagna e il paesaggio, banalizzando territori un tempo ammirati da frotte di viaggiatori giunti da ogni dove al solo scopo di completare la propria formazione spirituale, umana e culturale nutrendo le proprie anime di tali passate bellezze (ecco perché, privati della bellezza, gli italiani di oggi sono così maledettamente insopportabili, sgrunt!); la salvaguardia della natura e delle aree in cui uomo e ambiente cercano -magari con difficoltà- di trovare un equilibrio non viene sostenuta né economicamente né idealmente da amministratori pubblici e politici, che anzi tagliano i fondi destinati a questa "inutile" pratica... E potrei continuare a lungo. Ciò che mi sorprende è l'indifferenza della gente, che sembra non vedere quanto sta accadendo o che, se se ne accorge, se ne frega. Ho seguito, anche per lavoro, quanto accade nella Campagna Romana. Pezzi sempre più ampi di quella che fu la "campagna più bella del mondo" vengono divorati da strade, edifici, centri commerciali, il verde sparisce ad un ritmo frenetico e in cambio si hanno periferie che nascono già degradate, prive di servizi e vivibilità. Uno si aspetterebbe un qualche moto di ribellione. Ma a parte qualche ambientalista e qualche "illuminato", tutto avviene nel silenzio. La gente acquista le case a carissimo prezzo, si carica sulle spalle mutui che non sono certi di riuscire a onorare, e poi tutt'al più scrive al sindaco per sapere che fine hanno fatto metropolitana, bus e scuole promesse prima della firma dell'atto di vendita. Cavolo, siamo un popolo di coglioni! Barattiamo la bellezza e la vitalità che ci circondano con la miseria di una "comoda" casa, da raggiungere "comodamente" dopo due ore di fila sul Grande Raccordo Anulare, e da cui partire, nei week end, per farsi tre ore di automobile al solo scopo di raggiungere qualche luogo "bello"! E questo che c'entra con la fotografia? In fondo un fotografo può anche realizzare belle foto fotografando le periferie degradate, e d'altra parte un sacco di gente ha vinto concorsi e ottenuto pubblicazioni raccontando storie di degrado, o passando qualche mese in un campo (abusivo) dei Rom. Tutto vero. Per questo io non partecipo ai concorsi fotografici. Li detesto. Vincono sempre foto creative in cui "l'autore è riuscito a rendere perfettamente l'atmosfera di disagio e solitudine della periferia di..." o cose del genere, o ritratti di vecchietti, o di gente disadattata. Se si guardano le foto vincitrici di questi concorsi, o si visitano certe mostre, sembra che il mondo sia già un posto orribile in cui vivere. Magari è vero. Sembra che il fotografo, se non si trova immerso nel degrado, nella sporcizia, nella disperazione, in qualche guerra, o in qualche tormento sociale, sia improvvisamente privato della vista. Gli hanno sempre detto che occorre creare immagini "forti", piene di impegno e condivisione, che ci vuole una storia emozionante da raccontare per portare a casa immagini degne. Beh, ho una notizia per tutti questi colleghi, e per tutti i fotoamatori:  è la bellezza che sta sparendo, di bruttezza ce n'é quanta volete! Raccontiamo la bellezza, la sua lotta per sopravvivere in un paese che sembra votato a distruggerla dopo averne creato quantità industriali nei secoli passati; difendiamola, perché c'è gente, là fuori, che crede davvero che Tor Bella Monaca sia il nostro destino e forse, chissà, possiamo fare in modo che non sia così! Io credo varrebbe la pena provarci, finché siamo in tempo, finché ampie zone di questa nostra amata/odiata nazione si presentano ancora quasi intatte ai nostri sguardi (speriamo) curiosi...

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